Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956

Anche qui i1 contrasto è come quello tra Antigone e Creonte: tra la umana giustizia e i regolamenti di polizia; con questo solo di diver– so, che <Jui Danilo non invoca leggi « non scritte». (Perchè, per chi non lo sapcs..~ ancora, la nostra Costitu– :i:ione è già sata scritta da dieci anni). Chi dei due :interlocutori ha ra– gione? J'orse, a guardare alla lettera, hanno ragione tutt'e due. Ma a chi spetta, non dico il peso e la responsabilità, ma dico il vanto di decidere, sotto questo contrasto letterale, da che parte è la verità: a chi SJlCtla sciogliere queste anti– nomie? Siete voi, o Giudici, che avete que. 6ta gloria: voi che nella vostra co– scienza, come in un alambicco chi– mico, dovete fare la sintesi di que– sti opposti. E qui aCfiora il secondo punto sul quale io mi trovo in dissidio colle premesse .affermate dal P.M.: <1uan– do egli ha detto che i giudici non devono tener conto delle « correnti di pensiero », che i testimoni accor– si da tutto Italia hanno fatto passare fo quest'aula. :Ma che cosa sono le leggi, illustre rappresentante del P.M., se non, es– se stesse, correnti di pensiero? Se non fossero questo, non sarebbero che carta morta: se lo lascio andare, questo libro dei codici che ho in mano, cade sul banco come un peso inerte. E invece le leggi son vive perchè dentro <Jueste formu)e bisogna far circolare il pensiero del nostro tem– po, lnsciarvi entrare l'aria che re– spiriamo, mctter,•i dentro i nostri 168 propositi, le nostre speranze il no– stro sangue e il nostro pianto. A1trimenti le leggi non restano che fomrnle vuote, spregevoli giuo– chi da legulei; affinchè diventino sante, vanno rjempitc colla nostra volontà. Voi non potete ignorare, signori Giudici, poichè anche voi vivete la vita di tutti i cittadini italiani, il ca– rattere eccezionale e conturbante del nostro tempo: che è un tempo di trasformazione sociale e di grandj promesse, che prima o poi dovran– no essere adempiute: (elici i giova• ni che hanno davanti a sè il tempo per vederle compiute! Questo è uno di quei periodi, che ogni tanto si ripresent.a.no nella vita dei popoli, in cui la gloria di poter costruire pacificamente l'avvenire, il vanto di poter guidare entro la ]c. galità questa trasformazione sociale che è in atto e che non si ferma più spetta soprattutto ai giudici. Nella storia millenaria del nostro paese più volte si sono presentali questi periodi di trapasso da un ordina• mento sociale ad un altro, durante i quali l'altissimo compito di adegua– re il diritto alle esigenze della nuova società in formazione è stato assunto dalla giurisprudenza: basta pensare ai responsa dei pnulentes, che hanno gradualmente fatto vivere nella ri– gidezza del diritto quiritario lo spi– rito cristiano trionfante nella legi– slazione giustinianea, o alle opinio– nes doctorum, che attraverso la de– cisione di singoli casi giudiziari han– no introdotto negli schemi del dirit– to feudale lo spirito umanistico del diritto comune. Anche oggi l'Italia vive uno cli questi periodi di trapasso, nei quali

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