Volontà - anno X - n.3-4 - 1 dicembre 1956

questa situazione non intaccò la mistica creata attorno al « capo::& per le meno nella misura desiderata. Quando scoppiò la rivoluzione, - chiamata «:l'liberatrice », - la situa1.ione dei salariati, come queJJa degli strati inferioti de.Ila classe media ern, <lunque, piuttosto precaria. I capi rivoluzionari, dapprima il generale Lonardi, l'attuale presi– dente 1novvisorio, e poi il generale Arambunt, affermarono solennemente cito I~ ronquiste operaie sarebbero « rispettate e sviluppate,,. Ma nello stesso tempo, conformandosi all'opinione dei 1oro consiglieri economici, gj dichiararono d'accordo per condurre una politica favorevole al capita– lismo nazionale ed al capitalismo straniero. La base di questa politfoa di « riattivazione, » economica doveva es• sere l'aumento della produttiviti1, un allargamento deHe attività agricole e dell'allevamento, e l'aumento delle esportazioni. Per awnentare Ja pro– duttività, i tecnici governativi sostenevano innanzitutto che bisogna,•a eli– minare wui i freni <licarattere sindacale che impedivano il ]ibero impiego della mano<lopera. Essi crcdevn110 ugualmente utile creare un tipo di !J.alario « stimolante » cioè un sistema Jegato al lavoro al rend.imento. Per di pili, insistettero sulla nocessiti1 di non accordare aum.en.ti massicci dei salari, perchè questo, secondo Joro, avrebbe condotto alla cat:1strofc eco– nomica. Pur riconoscendo che i salari in vigore erano non proporzionati al costo della \·ita, essi affennarono che ogni aumento delle rinumerazioni non poteva essere compreso che come il risultato di una più grande produt– tività e della riduzione sui tassi dei guadagni dei commercianti e degli industriali. Ol tutto ciò, i padroni non compresero che questo: non bisognava au. mentare i salari o awnentarli il meno possibile; bisob'llava eliminare tutti gli inten•cnti sindacali nelle im1nesc, ed in.'fine bisognava esigere dagli 01>erai una maggiore produzione prima di accordar loro qualsiasi beneficio. Riussurnendo, la « riattivazione )l economiea, di cui si cm tanto parlato doveva C'Sscre ottenuta a spese dei lavoratori; in nessuna circostanza fo CJUestione di un contributo padronale al miglioramento della produttività, sia per una migliore organizzazione industriale, sia per rimodernare le macchine. Così ]e organizzazioni dei datori di lavoro si impegnarono in una offensi,•a anti-operaia, che si tradusse con dei licenziamenti jngiusti– ficati, con il non riconoscimento dei delegati e dei consigli di oCficina, con la soppressione delle categorie di )avori insalubri considerate come tali d.a parecchi anni, con il rifiuto di pagarn le ore supplementari alla tariffa 6peeiale, ecc.. Attualmente questa offensiva raggiunge il suo obietli\'O ultimo con ]a decisione padronale di rifiutare ogni rivendicazione operaia al momento della discussione dei nuovi accordi di lavoro in seno ~llo commissioni pa– ritetiche. Quando l'intesa non può 'essere realizzata - ,.'d. è il caso più Ereqncntf" _: la divergenza è risolta da un tribunale d'arbitraggio desif,rnato dal governo e le cui decisioni 80DO senza appeHo. 149

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