Volontà - anno IX - n.12 - 1 luglio 1956

I socialdemocratici hanno dunque l'aria di dire: i fatti ci hmu10 clalo ragio11e. Nel 1948 cc ne uscimmo dal P.S.1. per percorrere la nostra« terza via »; ora è il P.S.J. che dovrebbe seguirci. E' un fatto che, jn Italia, questo discorso non trova molti consenzienti. Per contrapposto, aumentano sempre di più quelli che, se non credono alla cattiva fede dei socialdemocratici italiani, ne ammettono il fallimento. Primi in testa, -sono i movimenti di minoranza socialisti che appoggiano Nenni dall'esterno del partito; ultimamente si sono aggiunti i Radicali, che captano una buona parte dell'opinione del ceto medio. [)ifatli la « ter– za via » dei socialdemocratici già da tempo era diventata una ramificazione inutile deBa « prima via » dei partiti governativi. Inutile, dico, per il so– cialismo; molto utile invece per chi voleva varare leggi antidemocratiche, o, per lo meno, anticostituzionali, $ervendosi di una demagogia sociale a poco prezzo. In fin dei conti, è vero che tutte le concessioni che i soc..ial– democratici hanno Callo alla destra e le rinunce generose, hanno finito con lo svuotare il partito anche di quel contenuto morale che era nel cuore della parte più sìncera dei militanti di hase. Oggi, nonostante tutto, Nenni, per conto del !P.S.I. può affermare non solo di non aver concesso nulla alla destra cd al governo, ma di essere rimasto sempre distinto dal P.C.J. Il lea– der socialista, nel discorso pronunciato difronte al Comitato Centrale del Parrito, il 9 a1>rilc 1956, affermava testualmente: « Il -punto id.eologico di diw~rge11za Lra noi e i comunisti rimase, dalla scissione del 1921 in poi, la considerazione che i I bolscevismo e lo Stato -sovietico erano la via russa dèl sociaJismo, nou la \•ia unica; che ]'esperienza sovietica era fatto storico di i011>ortanza mondiale, ma non un modello da ricalcare meccanicamente; che il socialismo è unico nei fini ma vario e multiplo nei mezzi e nelle forme cli attuazione; che tra questi mezzi e <1ueste forme la via democra– tica è la più conforme e la sola possibile nei paesi di tradizione liberale e democratica e di più alto tenore di vita ». E' vero che questo discor-so, almeno per ciò che riguarda Ja seeonda parte, è presso a poco quello che farebbe Togliatti. Anzi ricordo che subito dopo il congresso del P.C.U.S, Togliatti affennò che, in realtà, già dal 1948 egU dichiarò che b. via del cowunjsmo italiano era democratica e parla– mentare; e cruesto, obiettivamente, non contrasta col suo operato di mini– stro dei governi della esarchia e del tripartito (ricordiamo solo l'approva~ zione dell'art. 7 relativo ai Patti Lateranensi a proposito del quale la no– stra critica non era di opposizione al.la forma con cui era -stato approvato, ma di opposizione al contenuto). In altre parole, dobbiamo dire allora che lUla differenziazione tra P.S.I. e IP..C.l. è di(ficile trovare negli attuali ter– rni11i del discorso. Anche sul piano sindacale la differenziazione è stentata. Nell'ultimo cougresso della C.G.I.:L., ad esempio, è risultato un orientamento socialiSta distinto da quello comunista. Laddove i comunisti, 6J>e<:iead alto livello funzionariaJe, hanno preferito tracciare indicazioni 1>ergrandi lotte di strut– tura, a carattere politico,..parlamcntare, con grandi alleanze politiche, e con 676

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