Volontà - anno IX - n.12 - 1 luglio 1956

l{ii;,parmio delle altre esemplifica– .f.loni che renderebbero ancor 1>ill noioso questo discorso e che del re• sto ognuno può trovare da sè nelle rnnte manifestazioni liberticide di governanti e di politici. Ora, si spera nella Corte Costitu– donale, che come ho dello, deve giu– dicare sulle leggi che sono contrarie allo spirito della Costituzione. Ma è triste, ben triste, esserci ri– dotti a sperare in essa. Mi pare che ci sia qualche cosa di ben piì1 valido che rende caduchi le Jeggi fosciste e i I fascismo delle nuove Jeggi. Sono i •acrifici, gli eroismi, la resistenza at– tiva di pochi e <1uella silenziosa di milioni di italiani durante il venten.' nio nero, son.o i morti caduti nella lotta contro la tirannide: Matteotti, An1endola, Gohetti, Rosselli, Lucet– ti, Schirru, e quelli tanto più nume– rosi caduti nella così detta guerra di I iberazione. Ogni volta che si commette un ar– bitrio o una· violazione contr,, Ja li– bertà, s-i irride al sacrificio di' lutti loro, ed i morti per la libertà sono assassinati per la seconda volta. Debbo però, dire, che per <1uanto gravi possano essere queste violazio– ni della libertà rispetto alla Legge scritta, esse non so11prendono noi, anarchici. Ogni Statuto costitutivo è a1>erto ai predatori, anche <Juando sembri, in partenza, ben assicurato contro il loro intervento dai suoi propri meccanismi interiori. Qualunque sia la fonna di gover– no, qualunque siano gli uomini che lo esercitano, è sempre la legge del piia forte che impera. Perciò, noi diciamo che là, dove è governo e potere, là sono i nemici della libertà. C'è, invece, qualcosa che addo– lorn ancor pili profondamente noi anarchici e contro cui le nostre co• scienze si rivoltano. È l'assassinio della libertà J>erpe– lrato da •1>artii-io da uomini che an– co1· oggi pretendono d.i farsi eco del– le aspirazioni di uguaglianza e di li– bertà contenute nel Socialismo del– la prima Internazionale. Purtroppo anche .sulla parola so– cialismo e sui suoi valori c'è oggi mi– si ificazione. li socialismo non è più liberazio– ne dell'uomo dall'oppressione eco– nomica e politica; rispetto delle di– versità delle •persone e quindi di o– gnuno e quindi dei popoli; rispetto della libertà di~ciascuno e <tnindi di tutti. ma asservimento di tutti ad un 1>ar1ito o ad uno Stato che, 1>er il suo caratlere fortemente autoritario e totalitario, è la negazione maggio. re del socialismo. Questi ,partiti che sono arrivati a considerare gli uomini, non quali sono nella loro realtà, ma nelle loro astrazione di classe, partilo, 1>roleta• rio o massa, sono anch'essi nemfoi della libertà. Sa1>piamo tutti che cosa, un tem• po si intendeva o si voleva (ar inten– dere per ,, Dittatura del Proletaria– to )) e che eosa significhi oggi. La « iDittatura del Proletariato » doveva condurre alla sparizione del– le classi; in realtà è stata all'inizio la dittatura di un partito, quello bol– scevico, 1>oi la dittatura del ~omita• to centrale di quel partito, cioè dei burocratici, poi la dittallrra degli uomini piìt premfoenti del comitato stesso, ed infine la d.ittatura di uno solo su ·pili d.i 200 milioni di uomini. Con tutto questo le classi non sono 641

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