Volontà - anno IX - n.12 - 1 luglio 1956
rnolto semplice: che ciò che si de– finisce sociale è il risultato tanto del. le inerzie, delle debolezze, <.1.egli e– goismi, delle diserzioni di fronte alla loua, quanto della partecipazione at. 1iva ed intelligente di Ob"llllllO di noi, del coraggio e della solidarietà di tutti. Non lo riconoscono JH:rchè vo– gliono, con intenzioni 1>it1 o meno oneste, attribuirsi il n1olo di coman– danti, situandosi così tra la 1>iccola élite che vuol governare uomini. Nel– l'antichità si credeva che gli dei 1>en. sassero a tutto, oggi, al 1>os~odegli dei troviamo i politici. lin questo sta la prima e la più grande violazione della libertà. La divisione della società in uomini chè comandano (e sono pochi) cd in no– mini che ubbidiscono (e sono Je mo!. titudini), il che si1,rnifica, in termini che possono parere brutali ma che e– sprimono bene la realtà sociale di oggi: la divisione in 1n1droni e in s~n•i. Bisogna riconoscere che viviamo in tem1>i in cui le parole hanno per– duto davvero il loro significato ori• ginale. Si_ definisce socialista, oggi, il più grande Stato che mantiene nu– merosi e sterminati campi di con– centramento dove imcia tutti i dis– sidenti, tutti i critici del regime, <1uando non li elimina fisicamente. Alla demoerazia ed alla libertà si richiamano fascisti, reazionari, pre– ti, mentre invocano dal governo la mano forte per stroncare nelle strade il grido éli mi'seria o •1,er impedire che i lavoratori rivendichino i loro diritti. Democratico, continua a qua– lificarsi tm altro grande stato che, dimenticati gli insegnamenti di Jef. ferson e di LincoJn, si è !atto intol- 636 lerante, non ammette il dissen.80 ed ha anch'esso instaurato la caccia al– le streghe. !Persino la Chiesa, che f' la più antica e ,più potente teocrazia e che continua ancor oggi a tener schiavi gli uomini imponendo i suoi dogmi, le sue concezioni, osa parla– re di democrazia e di libertà. Tutti. lutti indistintamente, governanti, po– litici e proli, a parole si dichiarano amici della ]iber1i1. Anzi, a parlarne di 1>iùe con piii compiacimento sono ·proprio coloro che maggiormente la negano nei !at1i. Un modo, anche questo, p<>r farci accettare meglio la nostra SCr\'ifÌI. Così, in tale confusione di idee e di linguaggio, è molto difficile di– stinguere l'amico dal nemico della libertà. Infatti, la libertà è un'idea com– plessa e riesce 1>iì1facile definirla per \'ia negativa. Tutti, !)Cr esem1>io, durante il (a. scismo sa1>evamo che cosa signi 1 fìca– va mancanza di liberti,: soppressio– ne di tutti i partiti, di tutte le or• g:anizzazioni, dei giornali di op1>osi– zione, divieto assoluto di critica. Il motto era: credere ed ubbidire. Al– trimenti c'erano i tribunali speciaH. il carcere, il confino, l'esi1io e per– sino l'eliminazione fisica di qualche coraggioso che tentasse di liberare sè e gli altri dal giogo della tiran– nide. Si sa che cosa significhi, sotto in– rogne opposte, mancanza di libertà. oggi, in S1)agna ed in Russia. Nelle democrazie, per il fallo che esiste, e non lo si 1mò negare, qual– che miuu.scol11 onsi di libertà, si fi– nisce per non accorgerci di tutte le libertà di cui ,,eniamo derubati.
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