Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

maggior gloria di poche élitu di padron.i) è nawrale, ci pare, che oltre i mouimenti anarchici siano costretti a far-poco anche tutti i movimenti cl1e comunque rifiutano di occoclani ad una o ad altro dei Potenri. Le « Associazioni per la libertà della Cul– tura )) clispongono di mezzi abbastanza co– spicui, raccolgono uomini di prim'ordine. Dovrebbero raccogliere risulrati migliori. Invece. I critici di L.d.C. (a parte quelli che si sfogano dicendo Silane e gli altri "al soldo dell'impcriali,mio americano", e uan bene sola per cl,i ci vuol credere) trova110 cl1e sbandiera troppe idee-pure, cl1e non l10 suc– ce.uo 11crcl1èopera slaccata dalla realtà. E c'è del IH'ro: come c'è del vero nella ana• Ioga critica ai movimenti anarcl1ici. Ma è 1mcl1evero cl1e u la realtà » il talmente or• ribilc, che è talmente difficile im1crir1Ji.si se11:a perclere la propria anima, clic non .si sa come 11ffrontare i problemi dell'esperien– za quotidiana senza cliventarne pri,:ionieri - o senza cliventare "compagni di strada" d'uno ocl altro clei gruppi comandanti, il che sarebbe lo stesso. Anche noi abbiamo l'impressione che sia neceuario ripari ire da :ero ( e la let– tera cli L. fil. è illuminante, sotto questo a• spetto). Ricono5eiuto che i piccoli gruppi di movimen,o cl1e lavorano ol di fuori delle grosse orguni:za:ioni (partiti, sinda– cati, chiese) hanno un IOro valore, ed una loro funzione, ima necessità di esi.Henza, non fou'altro percl1è almeno 1e111anocli 0111mrsiaria trasforma:.ione ciel monclo in w,a m11stodontica caserma, bUogna cercare che essi li situino nel vivo della realtà so• ciale in cui operano, cioè definiscano be– ne le for:.e cl,e vogliono combattere e si rendano esatto conto degli sforzi propri e de1li allrui su cui po.nono contare, affin– chè la loro atticità non rimanga sterile, dia anzi tu/lo il fruito e/re può, Per noi anurcl1ici, per es., tali ovvii suggerimenli si traducono (ci pare) nella neceuità cli rimwvare i nostri metodi di propagane/a, di alfargare il nostro orinon• te intellcwwle e pratico per poter cono– scere le /or:e concrete a cui vogliamo O[>- porre la nostro a:ione nella società in cui i;it:iamo. ed infine (ultimo ma non mini• mo) coordinare i nostri piccoli .sforzi, a/· fincl,è niente di eui vocia perduto (l'in– tende laddove questi piccoli sforzi esi– stono). Viva i?li erPtici (quaodo si mum·ono) u .•. I nostri fogli, esclusa qualche rara eccezione, sono pieni di cose 1anto impre– cise e labili e fumose che in neuun modo aiutano, a mio J>arere, alla lettura e alla comprensione delle idee che abbiamo e non sappiamo esporre. lo non sono meglio degli ahri che fanno le stes!e critiche, ma non aiutano a miglio– rare. Finchè non mi sentirò sicuro di po- 1er clirc ciò che penso e ciò che voglio con In precisione neceunrio preferisco la• t.Crc. Non solo, spesso mi auguro che mol– ti ahri fra i giovani se11111110 questa neres• sità e si ritirino in silenzio a un periodo di operoso studio di approfondirnenlo e di chiarificazione. Per me l'en1usiasmo na&ce dalla cons.apevolezza dei problemi e delle soluzioni possibili, senza qucsla luno ri– mane campalo in aria ed effimera velleità. Problemi e soluzioni che 1iano radicali nel– la realtà del nostro tempo con la mnggiore aderenza alla compleui1à dei suoi Hpetti, e non arzigogoli sulle frine e rifriue ideo– logie. l principi valgono 10!0 come presup– posti e fìnchè siano utili n nuove operanti dc1crminazioni. E dell'nnarchismo uno ,o– lo, uno ed uno solo, è il principio da te· nere per bussola: la liberlà. Il risp:110 del– la Jibcr1à. Comunismo, individualismo, coJ– lei1ivismo, organizzazione, an1iorg1ni1.zazio– ne, ecc. ecc. allo nato anuale mi paiono tutti solo dei pregiudizi, se ,i considerano uno per uno. Assai spesso noi, giovani e nou giovani, abbiamo acee11a10e ripetuto come dogmi i pnradigmi dei primi 1eoriuatorì dell'anar• chismo. senza che vi abbiamo portato quel– la cri1ica e quell'11deguazio11e che i tempi, ~c11111re nuovi e diversi, richiedevano. l\ti ricordo di un articoleuo che inviai a 617

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