Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

vale la legge del mangia-che-ti-mangio. L'a• nimale e/te uccide per ma11giare fa un alto 1101l diverso dai suoi consueti, dal mangia– re bere accoppiarsi ecc. Pauato l'atlimo fe• roce dell'odio, torna ad euere ide11tico a com'era prima. Ma per noi uomini non è così semplice, Ogni volta cl1e cediamo al– l'odio, e quindi ci imponiamo con la vio– lenza ( o la frode, che è una specie dete• riore di violenza) sul nostro prossimo, ce ne resla delltro wt residuo incancellabile - che è a sua volta la sorgente di altri im• puhi di odio, non-umani, la nostra società d'oggi ci offre tragica esperienza quotidiana dei veleni tremendi che circolano a fre– nare ogni moto in avanti, a dar strumenii ai fanati:uatori d'ogni specie: e son i ve• leni portali dalle f'Crsone che han fatta la guerra, quasi sempre. Bisogna aver coraggio di aQermare cl1e in fondo conta solo l'amore. Che bisogna a– mare a11cl,e i nostri nemici - i'l che non significa cl,e si debba ~illarci in idilli im– possibili con clii invece muove contro di noi carico di odio, ma avverte: bada di non divenire come loro. Battersi per l'avvenire è la ragione di vi– ta di ciascuno che voglia attuare degnamen• te, da uomo. il suo passaggio sulla terra. Mu c'è nel battersi la limitazione: non odia• re. Che sig11,ificaa11clte: non importi, non volgerti a comandare. E sopratutto significa: non lasciare cl1e il fine pratico immediato della tua azione ne oscuri in te il fìM lontano, eterno, ciò che la tua azione la-· scerà ai futuri. Ama sempre, quindi, il tuo prossimo, sempre - riconoscendo che siamo ciascuno diverso dall'altro, che la diversità f'UÒessere tale da determinare un inevitabile antagonismo, il quale condurrà a competizioni fraterne tra « umani» ed invece a lotte violente conlro le per5one in cui son vivi impulsi be,~tiuli ( il coman– do, l'odio). Contro tal gente bisogna resi• slere, opponendovisi socialmente, ma anche corazzandoci personalmente percl1è non ci ammaliamo anche noi dello sresso lor male. Difficile discorso. /I-fa è in lutto questo che, in fondo, l'anarchismo l1a la ragione del suo rifiuto a polilicizzarsi, che lo di• stingue al limite dal gandhismo e dal cri- 616 stianesimo genuini, senza parlare delle da– generazioni dei due moli e/te han condouo al governo Neliru in lr,dia ed al governo Pio XIJ nel Vaticano. L'anarchico dice: 11011 rassegniamoci, mai, al prevalere di forze non-umane o anti• umarie, residue rielle nostre società flei .1e– coli di storia aulica e di preistoria be.1tiale. Bauiamoci. Ma ricordando sempre die sa– remo vinti iri 11artenzase accetteremo per noi l'animo stesso del nostro nemico, cioè se odieremo chi ci odia. (Non basta l'esempio rwso, anche in r1uesto? la storia delle buone-intenzioni con cui Leniti e soci ha11lastricata la strada co• struita di sa11gue e di dolori che dagli ane– liti di libertà iniziali dei popoli ha portato allo Stato antilibertario di oggi? non è chiaro clrn ciò è accaduto perchè i Capi adattalisi ml esercitare-l'odio ÙI formo di Potere ha finito per esercitarlo a vantaggio cli altri Odiabili, che eran poi loro stessi?). Relatività « .•. Qui, niente di eccezionale. Le riu– nioni che i nostri circoli (le Associazioni per la lihcrtì1 della cultura) organizzano so• no vive ed interessnnii per H modo con cui i militanti. abbordano i problemi, senza ca– dere negli slogau di moda; ma il pubbli– co è magro. L'impressione è che noi dob– biamo ripartire da zero, con un pugno di gente che è già stanca. l\fa se si confronta poi il nostro lavoro con quello di altre organizzazioni, non c'è da essere troppo pessimisti sul nostro. Questione di relati– vità». Parigi, 19-2-1956. L. M. Come si vede, rion so,i soltanto i gruppi a1Wrcl1ici clw trovan difficile far qualcosa di b110110.Magra consolazione, si dirà. Ma conmn<1ue è una riprova della bontà della nostra posizione: in una società avv,denata ,li illibertà al puri/o da sottomettersi .sì largamente i molti all'aut-Orità dello Stato (cioè a tutti i corpi costituiti. che, al go• verno od all'opposizia11e, lavoran solo ad intruvpare fedeli o sudditi o gregari per la

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