Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956
Un istante dopo distinguo il rumore confuso di voci che penetrano nelle mie orecchie, « Avresti potuto risparmiarti questa fatica », dice un infermiere. Lo guardo senza capire. Egli mi ,mostra Kat e soggiunge: « Vedi bene che è morto ». Non afferro ancora le sue parole. « Ha ricevuto una fucilata nella gamba)), dico io. E l'infermiere, senza muoversi: « Ed altra cosa ancora ... ». Mi volto. La mia visla è ancora offuscata. Il sudore mi ha di nuovo ri– preso, l'acqua cola giù lungo le mie ciglia; l'asciugo e guardo K.at; egli è disteso, immobile. « E' svenuto », dico rapidamente. L'informi ere zufola piano: e( ,Me ne intendo tuttavia pii1 (li te. Egli è morto; scommetto tutto ciò che vorrai ». << E' impossibile, dieci minuti fa ho ancora parlato con lui; egli è svenuto». Le wani di Kat son calde; sollevo le sue spalle per strofinarlo con del the e sento allora che le mie dha sono umide. Nel ritirarle da dietro il suo capo, vedo che sono insanguinate. L'infermiere fischietta di nuovo fra i denti: << Vedi? ». Senza che io me ne sia accorto, Kat ha ricevuto lungo la strada una scheggia di obice nella tesla; non c'è che un piccolo buco, doveva trattarsi di una minuscola scheggia, di una scheggia smarrita, ma ciò è bastato. Kat è morto. J\.fi rialzo lentamente. « Vuoi prendere il suo libretto e le sue cose? >) mi domanda il graduato. Faccio un segno affermativo cd egli me le consegna. L'infermiere è stupito, « Eppure non siete parenti? >L « No, non siamo parenti; no, in alcun modo ... ,,. Come potrò allontanarmi? Ho ancora dei piedi? Alzo gli occhi, giro lo .sguardo intorno a mc, e giro pur io, descrivendo un cerchio, fino a (Juando mi Cenno. Tutto rimane immutato come prima, salvo che il riser– vista Stanislao Katczyusky è morto. Dopo, io non so più nulla. ENRICO MARIA REMARQUE 613
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