Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

na orientale di Londra. Nelle con– versazioni che questi tenevn con al– tri, 1-t'illy ascoltò per la prima volta cose che Je erano completamente sconosciute e ne fu fortemente Un– prcssionnta. Specialmente q11amJo quell'operaio parlò delle vere cause della s1)aventosa miseria che aUora faceva ,del ghetto un inferno, le si aprirono gli occhi. Cosi incominciò jn lei una grande tr.asfonnazione che non la foce rimanere in paoo. Rico– nobbe le contraddjzioni dcli' intero sistema che forgiava catene per mi– lioni di esseri e cosi, come prima Ja religione, le nuove idee ruron per lei tm avvenimento spirituale che s"impresse profondamente nella sua .anima . .Milly era una di quelle rare persone che possono pensare oltre che col cervello anche col cuore. Di– vorò tutto quello che deUa lettera– tura libertaria cadd.e nelle sue mani e trovò così un nuovo campo per il suo im1wlso interiore, che non l'ha 1nai abbandonata. Milly aveva un 6enso profondo della responsabili1i, come raramente se ne trova e per (fUesto era un es– sere davvero libero in tutto ciò che faceva. e pensava. Quando nella sua prima gio,·entl1 arrivò a Londra si privò di tutto, finchè, dopo tre anni potè far giungere dalla iRussia i suoi genitori e tre sue sore.lle, inoltre polè sistemare una modesta casa per la famiglia. So]o chi conobbe perso– nalmente le incredibili condizioni di lavoro nel ghetto di Londra saprà apprezzare il valore di quel gesto. Ma per .Milly era ,ma cosa così na– turale che non meritava nemmeno una menzione. Siamo stati insieme più di cin– quant'otto anni. Nel1a vita abbiamo 601 conosciuto piit d"un"amarezza, ab– hinmo allravcrsato momenti gravi e fatto fronte al destino; ma nessuna tra\'ersia potè mai distntggere la no– stra feliciti,. Nella nostra vita c'era un qualcosa che dHficilmente può descriversi, un tempio nascosto del cui silenzioso ingresso so1o noi pos– ~ed.evamo la chiave. Quando oggi ri. mcmoro nelle ore solitarie queJ tem– po prezioso, mi vengono involonta– rfomente alla memoria le parole del. In mogJic di Auhan nel Cli anarchi– ci. di Machny. Quando d'improvviso unn testa vuota le chiese che cosa uvcva fatto per i] bene dcll'umaniti1, ,·on leggera ironia rispose: << !Molto. lo ste~a 6ono stata felice >>. Ciascu– no di noi due avrebbe potuto dire lo stesso. E ()er vero, coloro che si sentirono chiamali .a creare mm feli– cità generale e astrai.la, fin'oggi so– no stati i peggiori nemici di Ol:,'lli felicità umana pcrchè tentarono di forzarla lutta a favore ti.ella propria foliciti1 secondo un loro determinato criterio universale. SoJo che la feli– eitì1 imposi.a è la schiavitù dorata. Senza libera scelta non esiste bene alcuno. Così, non si lralta di creare una feliciti, unifonuc 1:wr tulli, ma di creare condizioni di vita che ren– dano possibile a chiunque di trova– re la propria 1>ersonale felicilit e organizzare la propria vita come meglio piaccia senza recar danno ad allri. Noi tlo, cvamo sopporlare 1Jiù d'u– na &ventura f' pili d'una perfidia tlal destino; ma abbiamo conosciuto an– che ore belle che pochi hanno co– nosciuto e che non si possono ac<1ui. stare co_n nessuna moneta. Quando al termine della giornata ci ritro– ,·ammo, io leggevo a ~fiUy il meglio e il piii bello che .avevo tra mano.

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