Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956
cczione ebraica non ha alcun rap– llOrlo col cielo. distinto e contrap. poslo alln terra. Tratti di una morale opportuni– slica o inumana, che non è la morale dell'amore, non mancano neppure nelle parabole evangeliche. Basta ri– cordare, come esempio di morale op– porlunistica, la parabol:1 dei r,rimi posti nel convito (meuili nell'ulti– mo posto, acciocchè, quando colui che ti avrì, invitato verrà, I.i dica: amico, sali piì1 in su: allora tu ne anai onore presso i commensali) o la 1rnrahola degli invili ai mendichi, monchi, zo1,pi e ciechi che non pos– sono rl'ndere « il contraccnmhio », ma u Ja retribuzione ti sari1 resa nel giorno della resurrezione « e &arai l.>ento »; e, come esem1lio di morale inumana, la parabola dcJ 1>overo Lu1.znro e del ricco EpWone, il (1ua– lc nei tonnenti dell'inforno chiede a Lazzaro, che è « nel seno di Abra– mo », di intingere ]a punta del dito nell'acqua e di rioirescargli la lingua e Abr11mogli dice che egli ha ricevu. to i beni in vita e Lazzaro altresì i mali, ma ora questi è consolato, l'al. lro è tormentato e fra loro è posta uno grnn voragine atlraverso la qunle non si può 1rnssare. Elementi magici, posteriori allo stesso Cristianesimo primitivo, si tro– vano elaborati nella dottrina dei Sa– cramenti, concepiti come oggettiva confrnna della fede e ex opere ope– rato•• indipendentemente dalla par– tecipazione soggettiva del fedele: credenze che hanno dietro di sè la 81utzionc dogmatica della ChiClla cat– tolica e possono trovare una loro giu– slificnzionc psicologica c<l emotiva 1rnlla misticu iprofossione del culto, 11111 che, inculcate nel cor,so -del me- 572 de.simo processo formativo in cui i fanciuJJi costrui11cono con le loro ma– ni il mondo dell'espericn:r:a, possono provocare un fotale sdo1lpiamento della coscienza morale. Di clementi magici, di credenze follaci e super– sliziose, di narrazioni di miracoli sono piene J>Oile vi to d.ci santi e le tradizioni agiografiche, mentre la li– turgia romana, su cui pure si terran– no « facili conversazioni », consacra il concetto antidemocratico della dj. i!ilinzione del clero dal laicato e della superiorità del prete sui fedeli. Far derivare infine - come è det– to nel testo sopra citato - la vita religiosa « della razionalità dei rap– porti fra i principi <lei Vangelo e l'ap1,licaziouc dclln legge morale e civile >> è un C05Ì grosso aproposito che basta a scoprire, da un lato la sostanziale irreligiositi, di una con– cezione temporalistica della religio– ne, dall'altro il processo di vanifica– re la legge civile, che attiene al do– minio del limitato e del possibile, i– stituendo un assurdo rapporto di ra– zionalità tra essa e l'etica religiosa, che sconfina invece nel campo del– l'infinito e dell'ineffabile. Insinuare rhe 1a parabola degli uccelli che rice– vono cibo e vesti dal padre celeste o quella del cammello e della cruna di ago o iJ precetto evangelico del por– gere l'altra guancia partecipino della medesima razionalità su cui si fonda la legge civile è la prova pii1 patente della cauiva coscienza con cui sono stati fommlati questi programmi. La u sentita adesione dell'anima ai prin– cipi del Vangelo » da cui pure si vuole che derivi « la vita religiosa », è, d'altra parte, una sollecitazione dc11a fede, alla <1uulenon può e non deve informarsi I' opera collettiva
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