Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956
ti automatici. Gn congegno clcuro– nico o pneumatico o idraulico o la i,emplice caduta di gravità, possono sostituido sia per l"operazione, sia per il controllo, sia per la correzio– ne, sia per il cambio degli utensili; e questo a cominciare dalle mate– rie prime fino a finire al prodotto imballato in attesa di essere spedito. Ci sono dei limiti di economicità che per adesso non consentono la realizzazione del « f'USh button /ac– WrJ' », cioè della fabbrica che mar– cia da sola avendo premuto un bot– tone o abbassato una leva. !Però già esistono esempi di applicazione par– ziali di cicli integrati. Mentre la Ford fabbricava automaticamente so– lo quattro parti di automobile nel 1947, essa ne fabbrica attualmente quasi 30, senza che nel processo in– tervenga il lavoro umano. M.an mano che le industrie avran– no la possibilità e la convenienza di reinvestire i capitali in attrezzature automatiche, questa tendenza all'au– tomazione invaderà il campo e la meccanizzazione rimarrà sempre più un esempio sporadico o marginale di lavorazione, come oggi può dirsi delle varie lavorazioni artigianali, È per questo che 6i 1rnrla tanto del pericolo di disoccupazione tecnolo– gica. In U.S.A, second~ le infom\a• zi.oni. del Federal Reserve Board, l'indice di produzione delle indu– strie manifattrici e minerarie è sta– to di 139 nel 1953 ed è rimasto tale nel novembre del 1954, con quasi un milione di lavoratori in meno negli stessi settori industriali considerati. Certo non si può dire che la disoc– cupazione numerica sia aumentata della stessa ci[ra neHo stesso perio– do, però essa non è neanche di– minuita. Perciò possiamo parlare, ljUanto meuo, di dislocazione di ma– nodopera, di immediato riassorbi• mento in altri settori. E questo sarà il caso di sempre - in base a Wla previsione ottimistica - Be le modi– frcazioni tecniche saranno Jente " graduali, 1>oichè il margine di lavo– ri convenzionali potrà sem1)re rias– sorbire la manodopera non qualifi– cata o generica, inadatta ai tipi di lavorazioni automatiche, cioè al controllo ed alla manutenzione di molteplice specializzazione. Ep1mrc questo margine decrescerà man ma– no. E se, per ipotesi, la spinta d'ur– to sarà più forte, se l'equilib.rio si romperà e nè i provvedimenti legi– slativi, nè quelli sindacali, nè Ja scuola, con la ~ma reimpostazione di istruzione professionale politecnica, riusciranno ,a tener dietro ai muta– menti e ad adeguarvisi, allora il quadro deJla disoccupazione tecno– Jogica potrebbe diventare tragico. I sindacati statW1itensi hanno giìi preso coscienza del problema. La controversia con Ja Gene.ral iMotors o la Ford sul salario annuo garanti– to, da cui sono usciti vittoriosi in linea di princi 1>io, è la manifeata– zione più lampante di questo stato di cose. Lo stesso dieasi per le altre previdenze richieste e da garantire, per Ja riduzione degli orari di lavo– ro, per l'interesse incipiente verso i problemi del tempo libero. Ormai è 'Sempre 1>iù necessario prevedere e provvedere. In Italia siamo ancora lontani dal pericolo della disoccupazione tecnologica: il nostro carattere economico di zona depressa ci inserisce in quella cate• goria di 'Paesi che vedranno sempre più aumentare la potenza delle na– zioni di cui sono sate1liti e dei grup. pi che in quelle nazioni costituisco- 559
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