Volontà - anno IX - n.10-11 - 1 maggio 1956

vola ,di wia caldaia posta nello scan. tinato, riuscendo a regolare automa– ticamente l'aumento o la diminuzio. ne del calore emesso. · Un esempio di cicJo produttivo in– tegrale, a Jlusso, con scarso inter– vento di manodopera, è dato dalle raffinerie di petrolio. Anzi l'idea di « flusso produtti– vo >, o (( vena produttiva ,, applicata all'industria meccanica dedva pro– prio dall'industria chimica e, in par– ticolare, dagli impianti moderni di raffinazione dei petroli, in cui l'au– tomazione ha fatto passi giganteschi. Per capire l'importanz.a dell'auto– mazione nell' industria meccanica, che rimane la spina dorsale di un sistema economico, bisogna pensare che finora la meccanizzazione ha portato a spezzettare il lavoro in tante piccole parti, le più semplici e, partendo da queste parti, ha or– ganizzato gli impianti, i sistemi uo– mo-macchina, i tipi di retribuzione a ·cottimo, le misure di costo del la– vora, ecc.... In generale, una fab– brica meccanica ha la seguente struL tura di fondo relativamente .a un dato prodotto: diverse officine di produzione in ciascuna delle quali viene lavorata una parte del prod.ot – to ,(singoli pezzi o gruppi ,semplici di pezzi); un magazzino ove i pezzi prodotti vengono immagazzinati, C• numerati :e registrati in codice; una linea di montaggio in cui i pezzi vengono composti prevalentemente a mano; e, infine, prima di arrivare all'imballaggio, un reparto di col. laudo del prodotto finito. In questo schema, che si articola in vari mo– di a seconda dei casi, esistono tanti vuoti, tante soste, tante attese e poi un certo tessuto connettivo elastico costituito dalle varie operazioni di 558 oontrollo, impostazione di macchine e cambio degli utensili, pulizia, col– laudo parziale, revisione, ecc .... Ora l'automazione, attraverso un Wtcriore preliminare processo di standardizzazione, capovolge la si– tuazione, elimina i vuoti, le soste e le attese, coordina le operazioni e, infine, ove erano tanti segmenti po– ne una (( linea )> continua 4 • Oggi si parla di (( linea dj produzione » come si parla di « linea di montag– gio>). I termini, invero, sono piì1 appropriati ai prooessi automatici in. tegrati. La standardizzazione, giun• ta al suo limite, sostituisce l'uomo che era arrivalo a fare dei movimen- 4 Per far comprendere meglio l'importan• za di questa differenza ripor1iamo il se• guente passo dell'articolo « Aulomazionc: nuova dimensione per vecchi problemi » di Baldwin e Shultz apparso su « Tecnica e Organizzazione >), n, 23, settembre-ouo– bre 1955: << Ma essa. (la tendenza vt:rS-Ouna 15empre maggiore ~pecializzazione delle <'onoscenze e dei compili) C ancora il risultato della fi. losofìa che dice: l. dividi il processo di lavoro nelle più pie<:ole uni là componenti; 2. inserisci 1a mansione parlicellare jn una struuura rigida, che meua in rilievo i suoi compili e i suoi limiti più che non la parte che essa occupa nell'insieme del pro• cesso; 3. poni più genie che sia possibile enlro un sistema di inccn1ivo individuale o di gruppo (più piccolo è il gruppo e meglio C) in modo che la paga sia proporzionata all'effettiva quantilà di produzione. <( Questa filosofia ha condotto inevi1abil– men1e a livellare il lavoratore a un'opera• zione senza significato, offrendogli incenti• vi (cottimo, premi, ccc .... ) per limitare i suoi interessi e non offrendogliene a1Ta110 per varcare col ))cnsicro la soglia del suo posto di lavoro e inserirsi con un senso or– ganico nella trama di un processo totale».

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