Volontà - anno IX - n.9 - 1 marzo 1956
Noi non vogliamo. in questa sede, muovere alcuna critica alla dottrina cd al pensiero politico di Giustino Fortunato. Vogliamo soltanto limi– tarci ad esprimere il nostro dissen– so sul giudizio incompleto che, con– cordemente, oggi tutti esprimono su Giustino Fortunato. La sua mentalità è profondamen– te diversa da quella che gli viene attribuita. Ed è stata proprio que– sta sua mentalità e questo suo spi– rito egoisticamente conservatore che gli impedì di ben concludere l'ope– ra di tutta la sua vita, r suoi consigli cd i suoi ammae– stramenti possono ancora oggi esse– re tenuti utilmente presenti. Ma se si vuole giustificare, come mai que– st'uomo, che pure era riuscito ad in1uire le origini del problema me– ridionale, pervenga infine a conclu– sioni che contrastano con le premes– se da lui prospeua1e e che non pos– sono C"-1-erecondivise è necessario avere inteso come egli abbia ceduto al suo e~oistico interesse dimenti– Clln<lo perciò che la ri<"ehezza ed il benessere di un Paese non si ide11. Lificano mai con la ricchezza ed il benessere di coloro dm detengono il potere. Per Giustino Fortunato non esis1e altro problema se non quello della clas!lc diri1?;ente, inteso questa come una élile dominante c-he dovrebbe essere coadiuvata nella sua attivitl, politica dn un ceto medio legato alle stesse aspirazioni. ma non certo agli stessi interessi, degli esponenti della classe capitalista cd agraria cui sol– tanto compete, a suo giudizio, il compito di govern&Te. Legato a questo preconcetto, Giu– stino Fortunato giunge a conclusio- ni che sono in uetta contraddizio– ne con le ricerche destinate a sco– prire e ad individuare le origini della miseria in cui verso il Mezzo. giorno d'Italia, Una riforma tributaria quale è au– spicata da Giustino Fortunato: il voler porre il proprietario in con– dizioni da ricavare un reddito mag• giore dai propri terreni ed il con– tadino in condizioni da godere di un migliore tenore di vi1a sol per– c·hè possa, in <·on.scgucnzn di tale miglioramento, contribuire al bcnes• sere della classe dominante: una ri– forma agraria che non modifichi il sis1cma economico che grava sul l\'fezzogiorno d'Italia; una sistema– zione dei beni demaniali che non lf>cl11 gli interessi dei grossi pro1)ric– tnri terrieri; il consenlire al conta· dino di disporre di mc7.zi economici attraverso un sistema di prestiti for– niti dal potere cenlrale e non già mediante la riduzione dei canoni; tulio ciò e quant' altro in concreto propone Giustino Fortunato, non solo non consente di risolvere nella ,i.un sostanza il problema conosciuto come Questione Meridionale. ma an– zi tende a conservare, con gli inte– ressi in alto, la causa maggiore. Non vogliamo certo con ciò, ripe- 1iarno, sminuire l' importanza poli- 1icn della at1ivitì1 svoha da Giustino Forlunato. Le sue critiche e le sue ricerche sono, indubbiamente, ancora oggi fonti interessantissime ed indispen– sabili 1)er chi voglia affrontare la Questione Meridionale. Ma perchè esse aiutino a determinare risultati concreti e positivi non debbono es• sere intese come le intese Giustino Fortunato, vale n dire quale presup- 507
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