Volontà - anno IX - n.9 - 1 marzo 1956

Ma ciò non turbò per niente l'appetito, universalmente celebre, di Baku– nin il cui .stomaco esigeva una razione doppia di quella di un uomo co– mune. Un convoglio di <lragoni lo condusse a Olmutz, perchè si temeva che a 1 Praga i cechi facessero il loro possibile per liberare questo prigio– niero di riguardo. L'ufficiale seduto vicino a lui, caricò ostentatamente la sua pistola per avvertir1o che gli avrebbe ficcata una palla nella testa, se avesse avuto la minima velleità di fuggire. A Olmutz, le catene furono fis– sate al muro della prigione. Bakunin tentò invano di .:,uicidarsi con dei fiam. miferi al fosforo. Il 15 maggio 1851, gli austriaci lo condannarono all'impiccagione, ma connnutarono la pena in quella deJla prigione a vita: Bakuuin doveva inol– tre pagare il suo vitto. Frattanto alla frontiera russa gli sbirri dello Zar aspettavano impa– zientemente l'arrivo del grande criminale. Non era ancora finito il mese di maggio, quando lo svegliarono nel pieno della notte nella sua prigione di Olmulz: erano venuti a (>tenderlo per consegnarlo al suo « piccolo pa– dre » Nicola I. Una vettura accuratamente chiusa Jo condusse alla stazione e di là un vagone ben piombato lo portò verso la frontiera. Pare che si ral. legrasse come un bambino alla vista delle unifonui russe. L'ufficiale au . .striaco reclamò all'ufificiale dello Zar ]a restituzione della catena fornita dall'Austria, .Baknnin in cambio fu caricato di catene russe e gli parvero J>ill leggere. focarcerato di nuovo in una "ettura ermeticamente chiusa, era giunto il momenlo di essere condotto a Pietroburgo, nelle celle della for– tezza di Pietro e Paolo. tDa] maggio 1851 al marzo 1854, Bakunin restò nella fortezza di Pie– tro e Paolc, poi fu trasferito alla SchJusselburg, dove rimase imprigionato fino al 18.57. In tutto sei anni Jj cella. 11:'erdue mesi nou ci si occupò di ]11i, poi il conte Orloff, colonnello di gendarmeria, venne a dirgli in nome dello Zar: « L'imperatore mi manda da voi e m'incarica di ripetervi le se– guenti parole: Ditegli di scrivermi come un figlio spirituale scriverebbe al suo padre dell'anima. Volete scrivere? )), Bakunin riflettè: davanti ad un triiiunale, durante un processo, sarebbe staio costretto di rimanere fino in fondo, fedele al suo ruolo, ma trn quattro muri, alla mercè dell'on;o, era pe-rmc,so cli transigere sulla forma. Domandò, quindi, lo spazio di un mese, alla fine del quale rimise Ja sua << Confessione >>. Questa, era stata appena pubblicata quando io mi trovai a Mosea nel 1921. Ve-ra Fi&'Tler, Ja mìa amica eternamente ~iovane e che anch'essa ha passato ventidue anni della sua vita alla Schlusselburg, me ne diede un ei;emplare, scuotendo tristemente la teata per il modo con cui Bakunin pre– senta Ja sua vita ed i suoi atti, e per a tono ,di queste pagine, degradante .ulla prima impressione. Non avevo allora i] tempo di studiare la « Confes– sione ») ma qLtalche giorno dopo mi trov.ai da Radek. che vedeva con tut– t'altro occhio di Vera Figner il testo di Bakunin. EgH mi disse in sostanza: Bakunin era jn prigione: voleva naturalmente uacirne ed è evidente che egli aveva il diritto di adottare lo stile più adatto a questo scopo. Più tardi, 484

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