Volontà - anno IX - n.9 - 1 marzo 1956

forma di asservimento doveva scomparire. Non doveva esserci più che le disuguaglianze create dalla natura. Non più caste nè classi; e dove una .ari– stocrazia cd una nobiltà privilegiata esistessero ancora, dovevano rinun– ciare ai propri privilegi ed alla propria ricchezza. I sogni di ,Bakunin andavano .ancora molto più in là. NeJle idee che egli si limitava di esprimere, non vedeva che un primo gcime, un primo mezzo di rovesciare più tardi lo zarismo. Sognava ]a creazione ,di un grande Stato sla\'o democratico, avente come capitale Costantinopoli e che doveva ugualmente comprendere i greci, i magiari, ecc. Questo stato avrebbe for– mato una Repubblica, ma senza parlamento. A suo avviso era necessario una dittatura provvisoria. Una dittatura senza alcun limite, senza libertà di stampa. Questa dittatura doveva sussistere fino a che gli stessi popoli fos– sero sufficientemente illuminati. L'esercizio della dittatura doveva tendere a renderla essa stessa inutile. Il congresso, per quanto non avesse voluto accordare nessuna risonanza alle idee di Bakunin servì tuttavia di pretesto per un intervento dell'eser– cito dinastico austriaco comandato da Windischgratz. Gli austriaci provo. carono i cechi nominando a !Praga un comandante militare reazionario. J te– teschi conservatori si rallegrarono di questa nomina e formarono una « so– cietà per l'ordine e la pace )), una specie di guardia civica, per la difesa del regime austriaco. Fu questa la causa per cui gli studenti cechi prepa– rarono l'insurrezione per il 12 giugno )848. Bakunin che ne prevedeva il fallimento, la sconsigliò. lntanto alJa data fissata ed, in occasione <li una manifestazione ceca, avvenne un incontro con le guardie deJJa « Società per l'ordine e la pace))' che non erano altro che l'avanguardia dell'esercito au– striaco condotto da W.indischgratz, Quando i tedeschi non furono pili in condizione di resistere so1i, la forza armata ufficiale venne in loro soccor1;0, ed i cechi accettarono il combattimento. Questo durò dal 13 al 17 giugno 1848 e terminò con la disfatta degli insorti. iMolte leggende corsero sul– J'azione di Bakunin durante quelle giornate. Una cosa è certa: è che egli si bat.tè coraggiosamente. Lottò contro lu. dispersione delle forze, lavorò all'organizzazione di un comilato centrale, cercò di istituire una severa di– sciplina, studiando incessantemente le posizioni dei rivoluzionari e quelle dei loro nemici, aiutò in6ne alla ripartizione delle truppe ribelli. Dopo la disfatta, fuggì a Breslavia, dove arrivò il 20 giugno 1848. Dal 23 al 26 giugno, Parigi fu il campo di battaglia in cui si affronta– rono la reazione e la rivoluzione: ,diecimilia operai perirono e innumere– voli vinti furono condannati alla deportazione. La rivoluzione era colpita nel cuore: la disfalla de] proletariato parigino fu il segnale della contro– rivoluzione in tutta ]'Europa occidentale, nello stesso modo che scatenò i nuovi e febbrili sforzi di Bakunin per salvare ciò che poteva .ancora essere salvato, per h1fiammare ciò che poteva esserlo ancora. Si sarebbe detto che la rivolta di tutta l'Europa si era riCugiata nel suo cervello e nel HlO cuore, e se quest'Europa soggiogata avesse assomi– gliato a Bakunin, non sarebbe rimasta una sola pietra di tutto J'edifil'io della societ;'.t feudale e borghese. La sua speranza era il proletariato e i 480

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