Volontà - anno IX - n.8 - 1 febbraio 1956
accellati da tutti. Ciò che imporla è il fine. E piia di tutto la conseguenza morale e ideologica inerente al fine. ,Altri, tutti o in parte appartenenti alla stessa corrente, (in linea gene• rnle) considerano interessante man– tenere le relazioni per <1ucllo che contengono di spirito solidale e sti• molu.tore. Però, non credono neces– sario stabilire dei vincoli coordina– tori al di Cuori di quelli che risuJ. tano dalle circostanze e da iniziative alle <1uali ognuno è libero di aderi• re o no. I primi considerano necessario un organismo internazionale di relazio– ne e coordinazione, con compiti li– mitali e senza attribuzioni, salvo quelle determinate dal Congresso e che debbono essere estremamente ri– dotte. I secondi sono disposti ad ac• cettnre In sua esistenza, che non con– siderano essenziale. iPerò, in tal ca– so, non deve avere nessuna attribu– zione e la sua funzione dev'essere strettamente informativa. Nel Congresso di Amsterdam (1907) si arrh•ò ad un accordo co– mune con la designazione di un Se– gretariato 1>er le Relazioni, ma ciò non impedì di coordinare <l'rnlche campagna internazionale di propa– ganda e di 11rotesta che dette un ri– sultato positivo. Il segretariato era composto da Malatesta, Rocker, Schapiro, Tumer, Wil<1uet. Segre• tario era Sc.hap_iro. Esiste, pure, qualchecosa che è come una mistica dell'organizzazio– ne. Potremmo dire la lede « nell'or– ganiz1.azione per l'organizzazione». Que1ta tendenza si .mani[esta in un modo paradossale, con una vo– lontà di preconcetta limitazione che esclude coloro che la pensano di- 446 versamento, il che riduce enorme– mente i valori proselitis1ici cd i sen– timenti fraterni. I:: la seconda corrente a cui abbia– mo :1ccennato. Essa si fonda su motivi praticisti: « Coslituiamo prima I' organizzazio– ne. Diamole delle norme e uttenia. moci ad esse, come minimo deno– minatore comune e come chiaro orientamento ». Quantmu1ue ispira– ta eia un desiderio onesto, sincero, essa è un circuito chiuso: la unione ra la forza, rcaliz1.inmo 1 quindi, l'u. nione. E per mantenerla incolume accettano il principio democratico maggioritario. ·L'individuo è alla base del1' organizzazione. Però di fronte alle deliberazioni dell'orga– nizzazione l'individuo non conta, giacchè la sua responsabilitil perso– nale si confonde con la responsabi– lilà dell'organismo. Essi considerano che il Congresso lnlernazionale dev'essere convoca– lo e realizzato in base alle organiz. zazioni costituite. E che i suoi finj essenziali debbono essere: la costi– tuzione di una Federazione Interna– zionale, afftancata da una Dichiara– zione di Principi, da uno Statuto e da compiti definiti, e il compromes– so formale di accettazione e di com– pimento pratico e Incito delle Mozio– ni adottate dal Congresso. ron escludono, in seguito, dopo la realizzazione del Congresso, di stabilire relazioni con gli organismi e gruppi non favorevoli alla Fede– razione Internazionale. Però, prefe– riscono la esclusione nei dibattiti. di coloro che essi jeonsiderano come << antiorganizzatori » e distruttori dell'organizzazione. t vero che nella Storia dell'anar-
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