Volontà - anno IX - n.7- 1 dicembre 1955
reparli e le varie officine. Jnvece si è contato troppo sul valore del sindacato in sè e sulla sua sufficienle rappresentati,•iti,; e dall'abitudine ad una rap– presentanza non di base aziendale ma di corrente sindacale, è nata ]a pi– grizia di <1uesti organismi, la loro inerzia, che li rende lacili bersagli delJa !)arte padronale e facili strumenti in mano di gruppi interessati. Così av– viene che ove la C.I. ha una maggioranza CISL e UIL, si accettano troppo facilmente le condizioni poste dalla direzione .aziendale, per una maggiore cristiana 1>ace sociale; dove la maggioranza è CGIL, la minoranza si ac– corda con la direzione e realizza contratti illega]i, contro i quali però la CGIL non ha ancora trovato la forza di opporsi. l,.-i CISL e la U]L - ma sopratutto la CISL - da tempo (praticamente dal 1953. poichè dal 1948, epoca della -scissione, fino al 1953, erano quasi inesistenti), non avendo una politica sindacale propria avevano reperito una tattica che permettesse di acquistare un maggior numero di aderenti, rompendo il monopolio delJa CGIL. Lt tattica era quella dell'azione sparsa, delJa « guerriglia :o: attaccare nei punti deboli. Sul piano nazionale ]a CGIL era una f.ona imponente; nella formulazione dei conlratti collettivi nazionali essa aveva un posto di 1nimo piano; Je eventuali contraddizioni erano subito corrette dalla diretti– va unica; ma nelle situazioni ]ocaJi, lontane dal controllo del centro, dove i repentini mutamenti di rotta, arrivando in ritardo, provocavano delle per• plcssiti1 e degli sbandamenti, il fronte della CGIL si mostrava debole. Per. ciò la CISL formulò la politica dell'« azione a livello aziendale ». In altre J>arole si tende,•a a diminuire l'importanza del contratto collettivo nazio– nale: In cui funzione ern solo quella di stabilire dei minimi sindacali, a partire dai quali un'enorme varietì1 di situazioni di fatto si stabilivano, tutte diverse e qualche ,,alta, specie nel Sud, anche inCeriori. Contro questa impos1azione Ja CGIL lanciò l'accusa di « america– nismo ». Però all'inizio deJla sua crisi, esaminando più attentamente le cose~ scopri che la nuova tattica non era un'invenzione de1la CISL, ma solo un adeguamento .,Ila situazione del settore industriale, ove le maggiori differenze si isli1uiscono contro ogni volontà determinata, tra nord e sud, tra settore industriale ricco e settore povero, tra grande impresa e piccola e media impresa, tra direzione aziendale .avveduta, che concede prima, palernalisticamente, quclJo che avrebbe dovuto dare dopo, per fona, a cama di differenze di risorse, di innovazioni tecniche e di nuove forme or– ganizzative. · Perciò ora la CGIL suggerisce anch'essa un comportamento simile, SCI)· pure non del tutto concordemente, poichè a]cuni membri del direttivo si sono dichiarati dissenzienti, dicendo che « l' azione rivendicativa va ade– guata alle diverse situazioni, mecliante contratli concementi singoli set– tori delJa slessa categoria, gruppi di aziende, singole aziende ». Ma a diffe– remrn della CISL che pare nou pronunziarsi in merito, aggiunge che « gli accordi e i contratti collettivi nazionali rimangono intangibili » e che « ogni iniziath•a e coll(1uis1a locale migliore può essere allargata da un settore ad altri settori ». 370
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