Volontà - anno IX - n.6 - 1 novembre 1955

concordia e daUa nostra coerenza dipendono il succeS!ioo ]'insuccesso della nostra azione in seno al movimento operaio. Come realizzare questo av,•i• cinamento che determini 1m'azione coerentemente omogenea? Innanzi tutto gli anarchici dovrebbero abituarsi a vedere il mo,,imento dei lavoratori non attraverso l'organizzazione sindacale alla quale appar– tengono, ma in funzione dei problemi di ogni ordine ed importanza che agitano il mondo del lavoro. Quindi uno dei compiti principali degli anar– chici del movimento dei lavoratori dovrebbe essere - cd im1>erdonabil– mcnte finora così non è staio - lo studio auenlo cli tulli i problemi eco– nomici, politici, sociali e morali che interessano i lavoratori e l'esperi– mentazione accorta nei ftindacuti e nelle assemblee, alla base, delle idee, dei temi e delle soluzioni dagli anarchici individuate cd elaborate. Quc• sto lavoro ci renderebbe più preparati e contribuirebbe a tenerci pili ci. cini fra noi, indipendentemente dalle organizzazioni sindacali, pur aiutan– doci ad operan•i d.cntro in modo più sicuro ed e(ficacc. Del resto, <1nestomodo di vedere il problema non è nuovo agli anar– chici. Chi come me partecipò al Congresso nnarchico di Bolognn, nel 1920, ricorda che uno dei relatori di un paragrafo posto nll'ordine del giorno, quello sui Consigli di fabbrica, fu Carino di Torino (l'altro era Molinari) che appartene,•a con (Eie1ro Ferrero nlla F.1.0.:M. e parlò ad, annrchici che per il 90% erano organizzati ull'U.S.l. o contrari ad ogni organizzazione sindacale. senza chf'- nessuno gli rimproverasse la &ua np1H1rtenenza :dia C G.I.L. Ciò fu possibile perchè il suo :1gire nel sindncato si ern svolto in modo da avere la posizione giusta tanto che vide ben presto schierarsi al suo fianco 11011 solo il consenso dei compagni ma un sempre crescente :.1u. mero di lavoratori. Si può fare del lavoro ovun<iuc. ma nel movimento dei lavoratori è c::scnziale che gli anarchici non si disJ>erd:1110,frazionandosi o eombat– lendosi per questa o quella organizzazione r,indacale. Il vantaggio di esse– re nei sindacali consiste nel farci conoscere dni lavoratori e, se sappiamo operare rimanendo coerenti con noi >Stessi,nel farci amare. Noi non nutriamo ambizioni e ci sembra illusorio che si possa ottenere il tutto e suòito, poiehè chi nutre di queste pretese rischia di for tulio a me1ì1 o di non far nuJla. Fra i lavoratori e per i lavoratori si deve essere pazienti e svolgere un lavoro di lenta ma sicura penetrazione d'idee. senza cioè l'impaziente premura di "ederne subito 1a realizzazione. Alln lunga, i lavoratori. che non sono degli imbecilli e degli incapaci, tfìniscono J>er rillettcre cd apprezzare il nostro comportamcn10. Si veda, per esempio, la riduzione del tempQ di lavoro, che eia dieci anni gli anarchici propugnano e solo oggi entra nella fase di agilazione nei sindacali. Bisogna anche evitare che certe posizioni intransigenti, di eccessivo immobilismo nella purezz:t ideologica, diventino 1111 pretesto per abbando– nare ciò che è di[(ieile <· risolvere in modo assolutamente negalivo ogni problema che a noi ei prc~entn, In ogni fobbriea, gli anarchici, incliprnclcn– tcmcnte dalla loro appartenenza sindacale, devono trovarsi uniti e coneor. 297

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