Volontà - anno IX - n.1-2-3 - 1 luglio 1955
noi affamati, noi coi nervi a brandelli, noi tesi da una quasi-disperata \'O· Jontà d'avvenire che prima di tutto esige noi restiamo vivi? La città è tesa assurdamente (pare) d'entusiasmo. Siamo andati, a piedi come sem1>re, da Posi11ipo al centro, traversando le macerie di cui sono ancora ingombre tante strade. Poi ci siamo immersi, in Galleria, in un mare vivo di gente non piil in colonua, agitata da fremiti di passione che er.an davvero vivi da sorgenti vive in ciascuna persona. Il primo comizio, dopo ,•ent'anni di 1>rigione. Parlavano gente tanto diversa: ... per i comu– nisti, ... per i giellisti, ... per i socialisti. .. per ... , altri ancora. Io e G. ave– vamo le lagrime agli occhi. Su dal cuore montava a stringerci Ja gola una indicibile emozione. L'emozione della libertà. Volontà d'avvenire, impe– gno verso l'avvenire. Ma anche, come ,,olontà tradotta in un impegno, t·er• tezza per noi d'av,•enirc. Incontro con A. (Abbiamo avuto il suo indirizzo da G., che è all'opera per avviare un qualche sindacato vivo e libero, e quindi ha censito i SUJ)er– stiti delle lotte sindacali di l< prima »). La lunga camminata a piedi, da Piazza Amedeo alla Ferrovia, quanti immagini ci ha offerte del.la inumana vita d'oggi. A piazza Amedeo, il puzzo d'urina che sale dalla stazione sotterranea (rifugio!). Sotto i portici ail'i.ngresso del tunnel della Vittoria la giovane ed il vecchio ancora coricati, avvolti nei loro cienci, accanto le latte in cui le mense verseranno i residui della cucina. Sotto il tunnel, i « mena• ges » tra due Jlareti di mattoni (e all'imbocco del vano dell'ascensore la ragazza che tratta con il marinaio i.1 prezzo). I mille ,,ohi fugaci del mer– cato nero, onnipresente. Lungo il mare, e via Partenope, le cisterne di tela dei distiHatori con cui l'P.sercito americano fabbrica l'acqua dolce dal mare, e le code di chi attende con damigiane e bottiglie e pentole la sua 1>arte. Soldati e soldati e soldati. Americani dicoecolati, inglesi austeri, francesi come imbronciati verso qualcuno. Qualche marocchino, raro. I giovani appostati agli angoli di strada per invitare i soldati a casa loro. Ma– cerie, macerie. Ragazzi ragazzi. Cenci cenci. Odore di bestiame ammuc– chiato. Alb stazione, le auto sconquassate che arrivano e partono, i con– trabbandieri, i senza lavoro in attesa d,'un qualsiasi colpo, i banchetti dove si vende il tabacco delle cicche. Poi il Vasto: dove le case s'aprono su11c strade fino a divenlare strati: esse stesse. I -soldati americani intravisti a tavola nei bassi con tutta la famiglia della loro ragazza d'un giorno. Ed infine Piazza Nazionale. Calcinacci. Sole. Una scala, di tre piani. Ed ecco A. È la prima volta che c'incontriamo con lui, io e G. Eppure ritroviamo in lui un vecchio amico, uno come-noi. La tragedia di chi è rimasto venti anni in Italia, vivendo di. fatto separalo quasi da tutti, poteva deformare ha deformato difatti i deboli: non A. Pacato, sorridente, anch'egli pervaso dalla immensa gioia di ritrovarsi con qualcuno della sua {8.miglia ideale, ringiovanito di colpo. E fa così bene sentire che intorno a lui c'è solo pace 27
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