Volontà - anno IX - n.1-2-3 - 1 luglio 1955
forzata e spersonalizzante della società italiana ad opera del fascismo, men– tre molta gente pur proclamandosi antilascista continuava a desiderare d'essere comandata, di marciare ancora in colonna, individui assorbiti in una massa all'uso fascista, non già persone liberamente associate? Erava– mo, forse, un intollerabile anacronismo, in quest'Italia dove il fascismo 10110 forme e nomi diversi era destinato a sopravvivere, almeno per una generazione? Tuttavia, per la nostra peculiare parte del lavoro immenso che c'era da fore era impossibile rimanere isolati, chiusi nei nostri Jliccoli gruppi, ben difesi contro la realtà da un'orgogliosa intransigenza. Ma con chi trovare \'ie di azioni incomune? Gravi domande che attendono ancora oggi una risposta. Già una deliberazione del Convegno di Napoli del settembre )944, aveva tracciata in modo implicito una via tentativa di azione. Era stata esclusa la cc J>OSsibili.tàcli accordi permanenti dei Gruppi con qualsiasi Partit.o od associa:ione che u.011 siano espl.icitamente anarchicì, e la parte• cipa:ion.e a <1ualsia.si Is tituto ciel regime present.e, eia;.Municipi al Governo » ed. erano stati invitati « quei compagni che si sono finora appoggiati ad altri ragruppamenti politici a staccarsene al più, presto, affine/tè l'attività poli– tica dei nostri Gr11,ppirisulti ben distinta, senza alcuna possibilità di ma– lintesi>). Volevamo, dunque, lavorare per conto nostro con il massimo di carat– terizzazione anarchica: solo così il nostro lavoro sarebbe stato efficace. Ma poichè volevamo « lavorare », questo non significava che, quando l'occa• sione si presentava, ci saremmo dfiutati di cooperare nelle .ezioni anche d'altri che avessero in qualche modo come posta e come mezzi di attuazione più libertà e pili giustizia sociale, cioè si rivolgessero non alle autorità ma al popolo, non alle macchine sociali ma alle persone. Niente « allean– ze », niente cc fronti unici », in cui ognuno diventa nessuno, ma nessuna esclusione a priori di intese locali per determinate azioni concrete, sempre pronti ad essere presenti in qualsiasi urto tra libertà ed autorità, tra in• novatori e conservatori. Quest'era ]a direttrice. ,Molti compagni si trovarono subito impegnati in un lavoro sindacale che stabiliva rapporti con altri appartenenti a partiti diveni. In qualche città, come Canosa e Carrara, le Camere del Lavoro s'erano date come di– rigenti per decisione spontanee degli stessi lavoratori, compagni nostri, i quali intendevano risJ>ettare la volontà dei lavoratori e non sottometterai a quella dei funzionari delle Centrali sindacali o dei capi-partito che ad essi davano ordini. Il «sindacato» inteso come un'associazione sponta– nea di lavoratori che ha comuni interessi da difendere, poteva rid.iventare un fecondo 1uogo d'incontro di uomini di idee diverse per azioni detenni. nate. Ma il tempo delle decisioni autonome durò 1o spazio di un mattino. Tutto venne asservito alla volontà dei mandarini sindacali ed a quelle dei capi-partito. D'ahra 1>arte molti compagni avevano stretto rapporti di amicizia o nutrivano sentimenti di stima per uomini di idee diverse e con i quali erano 22
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