Volontà - anno IX - n.1-2-3 - 1 luglio 1955
smo, ed impedire che una nuova schiavitù si stabilisse nel nostro paese. Il nostro movimento anarchico nell'Italia del Sud, stava diventando qualche. cosa di rilevante, senza indulgere a debolezze opportunistiche e revisioni– stiche (il che portò a11afeparazione tra g1i anarchici e i così detti libertari capeggiati da Andreoni al congresso di Carrara) senza fare della demagogia, senza funzionarismo e burocratismo. Con <( Volonlà » giornale si arrivò a mantenere viva una voce comune degli anarchici dell'Italia Meridionale dal primo luglio 1945 al maggio 1946. Al Congresso di Carrara del settembre 1945 (il primo congresso che dopo il fascismo, riunì i compagni di tulle le regioni d'Italia), il gruppo redazionale di « Volouf,à ,> fu incaricato di dar vita ad una rivista di cui si sentiva la necessità. Cessava cosi con il n. 10 a. II; 15 maggio 1945 la pub– blicazione del giornale che, per essere nato in un'atmosfera di grandi spe– rauze di un migliore avvenire e di spontanea solidarietà fra tutti, ci era in– finitamente caro. Nel luglio 1946 usciva il primo numero di « Volontà» come rivista mensile che continua tutt'oggi e che entrando ora nel suo nono anno di vita vorrebbe, con <1uesta rievocazione d'un clima di entusiastico fare in mo– menti pili duri del presente, aiutare tutti i compagni ad uno sforzo mag 4 giore, perchè la ripresa de1l'anarchis1110 in Italia si acceleri nonostante gli enormi ostacoli obiettivi posti sempre JJ"iù in chiaro dalla condizione sociale sempre pili nutrita (meglio avvelenata) di comandi e di ubbidienze. Lavoro con altri. In tutto questo tempo, cioè dall'inizio del 1944 alla fine del 1945, dalla così. detta liberazione al Congresso di Carrara, l'intensa attività degli anarchici italiani s'era anche esercitata, nel nostro Sud, in tentativi di lavoro con altri. NeH'ltalia che usciva da un baratro per ritrovarsi in un altro baratro, sarebbe stato sciocco per noi illuderci, pochi come eravamo e con scar• sissimi mezzi, di poter da soli determinare e porre in atto rimedi e solu– zioni per tutti i mali e per tutti i problemi. Inoltre, indirizzarci in tal modo, sarebbe stato un porci in contraddizione con noi stessi. C'era un entusiasmo diffuso tra il popolo, c'era una manifesta volontà di fare su cui ci pareva si potesse contare, anche per osare esperienze nuove e dare l'avvio ad una vera rinascit9 del nostro paese. Abbiamo cer– cato cli inserirci anche noi, con il nostro pensiero chiaramente espresso e con ]e nostre direttrici d'azione (libertà come fine, libertà come mezzi) in tale flusso. Ci trovammo di fronte all'angoscioso quesito che tuttora ci lormenta: il nostro lavoro, al cui centro c'è la persona, il piccolo gruppo, la località in cui ciascuno di noi può svolgere meglio la sua attività, m•eva ancora un significato, una possib-iliti, di riuscita, dopo la co1lettivizzazione 21
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