Volontà - anno IX - n.1-2-3 - 1 luglio 1955

,;lic, della Sicilia, s'eran ritrovati in nuovi gruppi. Pio Turroni, che si tro– .-ava a Bari da mesi, aveva sviluppata una paziente e tenace opera di scoperta dei compagni superstiti nei vari centri pugliesi e calabresi, aiutandoli a riunirei in gruppi. Quand'egli venne la prima volta .1 apoli, il 19/20 giu– gno 1944, insieme ad un delegato delle Puglie e ad uo altro della Calabria, per prendere con noi contatti ed accordi di lavoro, ci trovava già in azione iu una piccola rete di gruppi, e ci portava notizie di un analogo e prezioso la\'oro di coordinamento parallelo in quel1e regioni. Così, spontaneamente, ,enza nè direzioni nè uffici centrali, attraverso diretti rapporti, si comin. cina a realizzare una più ampia azione sociale nostra nel sud « liberato ». " Rivoluzioue Libertaria ,•. Anche noi avevamo da dire qualchccosa al popolo italiano, qualche– cosa di ben diverso da quello che i politici di professione stavano spac– ciando. Pensando ad un giornale nostro ci rendemmo subito conto che le Autorità Alleate non ci avrebbero data l'autorizzazione necessaria. Già a Cosenza era stata negata ai compagni di quella città l'uscita di « Libero Accorcio », la ri1mhblicazione di « Fra Contadini » di Malatesta. E sape– vamo che qualche altra domanda di pubblicazione di giornali nostri in Si– cilia era stata res1>inta. Non c'era altro da fare che uscire senza autorizza– zione. Ed è quello che facemmo. Dopo gli accordi presi con i gruppi esi– stenti uscimmo con « Rivoluzione Libertaria » organo dei Gru1>pi Libertari dell'Italia Meridionale, che li.gurava stampata a Bari da un'inesistente Ti– J>ografia Cooperativa ma che in realtà era redatta e stampata a Napoli, messa in vendita persino nei chioschi ed inviata con tutti i possihiU mezzi di fortturn in molti paesi del Meridione. Dal 30 giugno al 10 settembre riu– scimmo a Carne uscire cinque numeri. Dopo ci trovammo in difficoltà an– cora più grandi per le SC\'ere misure che gli Alleati presero contro la stampa clandestina, misure che colpivano prima di tutto i tipografi. Noi non eravamo abbastanza ricchi per poter comperare ]a loro paura. Il no– stro giornale diventò ancora pii1 clandestino, il suo formato ancora piì1 ridotto perchè stampato davvero con mezzi di fortuna, e non ne poterono uscire che altri due numeri. Dai pochi numeri che uscirono 6Ì poteva ,·edere però che il giornale aveva una fisionomia chiaramente anarchica sotto la trasparente etichetta •< libertaria ». Gli orientamenti anarchici fondamenlnJi era ben espressi fin dal suo primo numero, mentre era chiaro il tenlativo di portare le nostre discussioni - pili che su argomenti teorici - sui problemi di vivente at– tualità, (l'eterna questione meridionale, i problemi della donna e dei gio– vani, l'azione 41iodacale, gli indirizzi della socializzazione, ecc.). Lo sforzo maggiore era compiuto in sensi di concretezza. Gli italiani avevano vissuti per tanti anni accecati da lfìnzioni ed astrazioni: ripensare in libertà ì pro– pri problemi, ciascuno nella Jocalitù in cui viveva, era davvero il compito più urgente. La quarta pagina del giornale, dedicata alla vita locale portava questa maochene permanente: 12

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