Volontà - anno VIII - n.12 - 15 aprile 1955

di giustizia o di ingiustizia, di ono• re o di disonore che possa trovar po. eto », scrisse Macehiavelli; o: qual. eia11iscrupolo, - egli aggiunse - de,•e essere messo da parte ». « Che scellerati saremmo, - esclamò Ca– vour - se facessimo per noi stessi quello che facciamo per l'Italia». Sia Macchia,•elli che Cavour, a te– stimonianza della storia, condussero una vita privata ed esemplare. Il contrasto nel comportamento dell'uomo è più evidente ancora quando egli presta servizio militare. 1 el corso di una guerra combattuta fra Paraguay e Bolivia uòa parte dell'annata boliviana sconfitta si ri• tirò, dopo furiosa battaglia, nella jungla del :rtfato Grosso. I paragua– yani, che conoscevano 1a jw1gla, sa– pevano che la zona nella quale i boliviani si erano ritirati, era senza acqua. Formarono aUora una ~pedi. zione di soccorso che con un certo rischio si recò nella junglo, indivi. duò i boliviani allo stremo delle for– ze per la sete, diede loro dell'acqua e li condusse alla salvezza. 1 ell'am• mazzare, i paraguayani agivano qua– li strumenti dello Stato; ne1 salvare, come individui. Guardando il mon– do civile di oggi, ci si domanda co– me lo Stato possa pretendere ad una riputazione di virtù e come possa, in nome del perseguimento dei suoi 6ni, chiedere agli uomini e donne dte lo compongono servizi e sa– crifici. Il potere dello Stato minaccia alla felicità umana. Si giunge così alla conclusione che nel potere dello Stato ei trova il ne– mico delJa felicità dell'uomo con– temporaneo. Per generazioni lo Sta– to ha recato dolori e rovine alla vi- ta degli uomini ed oggi li porla alla distruzione. Lo Stato-nazione si con– sidera arbitro inappellabile del giu– sto e del.l'ingiusto, pretende di es– sere giudice e giuria in ogni caso particolare, non riconosce legge che regoli le sue relazioni con gli altri Stati né norma morale che freni i suoi. propositi riguardo ai vicini. Sulle vite poi e sulle libertà dei cit– tadini esercita un controllo assoluto. Per stabilire la propria indipenden– za calpesta le libertà individu3li. Mentre proclama di voler essere Jj. bero, priva i cittadini della libertà. Ché, quando lo Stato entra in guer– ra per presenare la propria indi– pendenza, chi può dire di essere pa– drone di sé stesso? Lo Stato è ne– mico della cultura, non meno che della lelicilà e, per perseguire i suoi immaginari interessi, toglie agli uo– mini il godimento dei loro doni mag– giori. È l'idolatria dello Stato che ren– de gli uomini indifferenti sia alla vita umana che alle esigenze della civiltà. Perché lo Stato è il parti– colare e tipico idolo del.l'uomo ci– vile di oggi, sul cui altare egli è pronto a sacrilicare felicità, libertà e cultura: sacrificare, io una parola, tutto ciò che lo rende civile. Come gli dei dell'antichità, questo idolo moderno è geloso, vendicativo ed estremamente susceuibiJe sul punto dell'onore. Nell'inverno 1939 Sum– mer Wells visitò il ministro francese delle finanze e [u fotografato eon lui; per caso alla parete dinanzi al– la quale erano ritratti i due uomini era appesa una vecchia carta d'Eu– ropa il cui colore 11i era sbiadito e che un artista aveva ritoccato. L'ar– tista ave,,a ridisegnata la carta com– mettendo vari errori ed attribuendo 701

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