Volontà - anno VIII - n.11 - 15 marzo 1955

tela, ma più remota, che diventa importante ora, perchè ci aiuta a com– battere <la un punto di vista attuale lo Stato, <lato che oggi capitalismo e assolutismo burocratico convergono. Ma la continuità della parola s'è spontaneamente rotta nel secolo scorso, per la confusione, ,giustificata solo apparentemente dai fatti, fra liberaJismo e liberismo. Per questo ci chia– miamo libertari o, pilt semplicemente, anarchici. Quanto alla parola << comunismo», che ha avuto impero <1uaJchctempo fa in un settore considerevole del movimento anarchico (basti ricordare che in Spagna, durante la guerra cosidetta civile la maggior parte degli anarchici parlava di « comunismo libertario»), il discorso, secondo me, douebbe essere ancora diverso. La maggior parte degli anarchici non in– dividualisti è stata - dopo Bakunin - comunista su terreno economico. Ancor oggi la massima: « Da ciascuno secondo le sue forze, a ciascuno secondo i suoi bisogni » ci appare come una meta ideaJe a cui devono ten– dere i nostri sforzi, garanzia non solo di giusti.zia, ma anche di libertà e rispetto reciproco, e, nello stesso tempo, applicabile solo nella mit-ura in cui libertà e rispetto reciproco siano assicurati. Ma essenziale è il cri– terio, non il sistema. La necessità del sistema unico, uniforme e rigida– mcntt organizzato, che a molti oggi sembra imposto dalle nuove.esigenze della tecnica, è stato ed è ancora un incubo della decadenza capitalista, trasformato in una delle contradditorie idee- forze del totalitarismo in atto o in potenza. È vero che il fantasmagorico progresso scientifico e tec– nico. col suo ritmo vertiginoso, sta uccidendo l'impresa 1>rivata; non è vero che esso imponga un'organizzazione più rigida ed, uniforme dell'eco– nomia e quindi - più o meno direttamente - una maggior centralizza– zione politica. La radice dell'equivoco sta nella portata che si dà alla paroh « pianificazione », che ha esercitato ed esercita ancora un fascino suscitatore d'entusiasmi collettivi sulle « masse )) suggestionabili come tali, un pauroso fascino da serpente sulle « animulae » individuali che vorreb– bero timidamente salvare la loro individualità. Radio, telefono, televisione, comunicazioni supersoniche, energia atomica, etc., se rendono antiquate e ridicole le frontiere, moltiplicano anche i mezzi della decentralizzazione, possoné> essere strumenti di guerra e quindi di su:bordinazione, ma per• mettono anche, ed assai più di prima, una coordinazione non autoritaria. Anche l!I famosa « pianificazione » può essere coordinata, e sempre più elasticamente 2rticolata, permettendo che coesistano, e si completino ma– gari a vicenda, le più varie forme organizzative, meglio che ai tempi del cosiddetto individualismo capitalista, basato sulla libera impresa. Ecco, pPr noi e per tutti, un tema attuale da studiare nei particolari, con l'aiuto non preconcetto di .specialisti. In ogni modo, anche studiato solo nelle grandi linee. il processo in corso ci porta già ad affermare che i perfe– zionamenti della tecnica aumentano piuttosto che diminuire l'importanza del fattore pc.litico nei confronti dell'economia. In queste condizio!Ù il termine « comu_nismo » è troppo assoluto e determinato, se si riferisce, non 621

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