Volontà - anno VIII - n.10 - 15 febbraio 1955
di midolla, non basta che Ja classe operaia dia ai suoi rappresentanti man– dato di lottare in vece sua. Gliel' abbi.amo detto molte vo1te, ma non ci stanchiamo di ripeter– glielo, ed è questa la grande parte di idea1ità che si trova neBa teoria del– l'azjone diretta, non si 01tengono serie riforme per interposta persona .... Ora se è ]ecito muovere un rimprovero al1a classe 01>eraia belga, che, lasciata nclJa ignoranza e neHn miseria dai suoi sfruttatori e dai suoi pa– <lroni ha pur dato da vent'anni a questa parte, tante prove c1i coraggio e di spirito di s3crificio, essa ha forse Cauo troppo assegnamento sull'azione po– litica e sull'azione corporativa, che si esigevano un minimo sforzo; non ha fallo ahbaslanza per l'azione sindacale, ha ceduto un po' troppo alla dan– nosa illusione che, il giorno in cui avesse suoi mandatari aJJa Camera, le riforme Je cadrebbero come allodole arrostite in bocca >l. Chi potrebbe ancora negarlo? L'azione diretta è l'esaltazione dell'indi– viduo. l'!:, in altri termini, la strada della liberazione sulla quale si mette l'uomo che respingerà le fotli imposte dall'alto o dal basso. E l'appello alla coscienza di tutti e di ciascuno per partecipare all'opera comune. << L'azione diretta chiude il ciclo dei miracoli, - miracoli del cie1o, mi• racoli dello Stato, - e in opposizione alle speranze nelle << provvidenze » di qualsiasi specie, proclama l'applicazione della massima: la salvezza è in noi». il mio d.efunto amico Pierrc Besnard non ha esitato a scrivere alla fine di uno studio che consacrò all'azìone diretta, che questa era: « La sola e vera arma sociale del proletariato. Nessun'altra 1>uò,eowun• c1ueusata, permeltergH di liberarsi di tutti i gioghi, d.i tutti i poteri, di tutte Je dittature - com1>resa la pili assurda dj esse: la dittatura del proleta– riato». Sindacalista rivoluzionario P. Bcsnard configura soprallullo J'azione di– rclla su un piano violento, che gl'impedisce di scorgere le prospettive di una lolla non violenta. Egli crede necessaria questa violcnz.u per il {atto che l'avversario si difend.e con la forza. Questo atto rivoluzionario, )o sciopero generale insurrezionale, si contrappone secondo lui all'insurrezione armata ilei partiti politici e mira ad .impe<llre la conquista del potere da parte di qualsiasi fazione. C'è del vero in questo modo d.i porre il problema. Ma l'affermazione di P. Besnard può essere sorpassata e i latti possono provare il contrario. Se fino ad oggi gli avvenimenti hanno potuto dargli ra&•ione, l'avvenire può invalidare le -sue apprensioni e l'esempio di una lotta non•violenta e di azione diretta come quella di Gandhi, ne è viva te• stimon.ianza. Pierre Besnard concludeva il suo studio con queste righe che hanno in linea di massima Ja nostra .approv.azione. << Insomma c'è una grande differenza tra ]a definizione borghese dell'a– zione diretta e il significato che noi ad essa attribuiamo. Mentre i nostr.i avversari, e ]o si capisce, hanno soprattutto voluto mo- 588
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy