Volontà - anno VIII - n.10 - 15 febbraio 1955

di essere. Il pericolo è qui: volere svuotare lo spirito per la.sciarvi solo le forze della rinunzia. La volontà, in 1al caso, rimane tale, ma ha uni• laterale sviJuppo, a danno di tutte quelle energie che, vcncnclo &olfoca. te, finiscono per inaridire la alessa volon1ì1 che le ha ucciso. lnoltrc, la negazione dclla volon. tì1 di vjta porta a deviazioni f' .ad esagerazioni che invece di elevare l'uomo lo abbassano. L'agiografia è ricchissima di vite di santi che, per volee:,i purificare totalmente, finiro– no nella rinuncia inumana ed anti. sociale. Ma deUe morbosità alle qua– li ha dato luogo l'ascetismo negali• ,o non è necessario Imitare qui, es• F-Cndo.ampia c sufficiente la lcllMa• lura che Je riguar,da. Bastino nlcuni ucccnni, che ci permell:mo <U rilc• vnrc 1 nci suoi caratteri nntagonisli– <'i pili salienti, il dualismo ascetico. Vi è, come abbiamo accennato, un ascetismo che vede in ogni appeli• lo, in ogni stimolo, una tentazione, una probabilità di peccato. Lo stoico &-neca diceva che pars innocentiae PSI caecilas, e Alfonso dei Liguori ne concludeva che dobbiamo renderci circhi col chiuder gli occhi, per non ,•rdcrn ciò che ·può spingerci a'f n111. le. S. Giacomo Eremiln non voleva ,,edere .alcuna donna e 5. Pietro d'Alcanlara si asteneva perfino dal guardare i 8uoi fratelli religiosi. A quali deviazioni del senso morale ab. bia 1>or1ato questo ascetismo lo di– mostra il ca.so di S. Luigi Gonzaga che « abborrì sempre in tulla la eua ~ila et in tutti i luoghi ove abitò, 1I parlare e trattare con donne, e ll<'ppure con la sit,~ora Marcl1esa suu madre gustava di ragionare da ~olo a sola; onde se fosse accaduto che, mentre stava ragionando con 578 lei, o in sala, o in camera, gli al– tri, che v'erano presenti, si fos.ser partiti, o cercava ancora egli occa– sione di andar~ne, o, non potendo ciò fare, si ricopriva subito nel vol– to d'un « honesto rossore ». 1 Anche Sf' <1w~s1'asce1ismonon giun– ge sempre n deviazioni morali di tale gravità è sempre condannabile in quanto accrescendo i.I numero delle tentazioni, fino a comprendere in f'ii• sa gli impulsi pili nalurali e i sen1i– menti piìi nobili, viene a portare di necessità allo .!lforzo cli annullamen– to totale della ,•olontù. ~ella Bib. bia ricorre spesso il principio che Ja ,•olontà di Dio sin cono-,cibilc ed o"– scrvabile con J'anuicut:uncnto della propria volon1ì1, 2 I~ questo princi1>io si ritrova nf'gli S<'rilli di molti santi e nelle regole cli molli ordini reli. giosi. Simone cli S. Paolo dice ehe « è imporlanlc la mori ificazione del– la 1nopria volonti, di qu'!lla dei sen– si e del corpo •· S. C iovannl Clima. co dice che chi ,·uol ei;sere di Dio deve rinunciar(' alle robe. agli ono. ri, ai parl'nti « e sopra lutto alla propria volontà >1. Così S. Bonaventura ed altri mol- li. La Regola di S"n /Jnw,leuo prc. scrive di odiurc lit propria volontà, in quanto ]n volontÌl umana deve an. nullarsi in quella divina. Non bb.ogna las(·iarsi ingannare dalle espre~:-iioni <' mettere in blocco con queste, 3ffermazioni molte simi– Ji. AJcuni santi condannano la ,,o. lontà, ma in !'~~a vogliono condan– nare semplicemente il cattivo vole– re. Quando il cpven dice che « ]a mortificazione governa .la volontà, obbligandola a rinunziare alJe sue 1 P. Vrn1: 11.JO C,U'AHI: Viw del beato Lui– gi Gon::aga, Homa MDCVI, pag. 20. 2 /soia, 58, 3; Mattia, 26-39.

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