Volontà - anno VIII - n.9 - 15 gennaio 1955
Il' gambe ru il !('mpo. Ciit il freddo e la neve ci :1vev11nofallo molto sor. frire e le notti passate allo scoperto avevano in bre,•o ridotto in cattivo stato mol1j di noi; quando ci sopraggiunse l'acc1ua, un·ac,1m1 ostinata che sop– porlanuno due notti e due giorni. Era,•amo tutti in uno slato deplore,•ole; morii di fome e dj rrc•ldo. sono l'ncq1111da 48 ore, Jc munizioni liquefouc dalla pioggia, nl i ru– cili diventali inser"ibili 1•crchè non solo lu polvere che "'era dentro ~i ern bugnat.1 1 ma non potl',•umo nemmeno ('11\'nr,,ia le palle per ricaricarli colla poh-cre ehc per caso a"remmo potuto procurarci, pcrchò tra le cose ri. ma:,tc !l San Lupo c·erano anche i ca\'astracci. Facemmo l'ultimo sforzo. Tentammo di passare un'uhra 1non1aernn 1 il monte Casamara, se nun mi .sbaglio, e :,e fossimo riu~"iti ci saremmo lro\'ati fuori del cerchio di sol– dati che si stringeva intorno a noi, e forse a\'rcnuno potuto rifarci n tener In campagna ancora un pezze110. M:.1non ci riuscimmo. Salimmo 1>cr pn– recchie ore colla new~ fino ai ginocchi e sempre halluli dall'acqua e infine ci lronmmo dinanzi a una roccia tagliala a picco. La guida che :wevamo preso non supeva le strade, scendemmo e ricominciammo a salire du un'al– lra parie: nrn già l)er la piì1 parte dei nostri camminare era cli\'cutato as– solu1amen1c im1>ossibile. Rcsistemmn ancora, la nollc si ""vicinn"11 e ad un trullo sopraggiunse la nebbia. Allora ru e,•identc che nenuncuo il quarto della banda avrebbe raggiunto la vetla e do"emmo scendere raccogliendo f>Cristrada quelli che erano 8lati indietro. Andammo a ricoverarci in una cascina. Qualul1(1ue resistenza sarebb1._• s1a1a impossibile poichè i fucili erano nello stato che ti ha descritto in– nanzi, sal\'o che si erano riempiti di neve fino alla bocca; la 1>i1lparte dei nostr.i a,•cvano, malgrado tutte le raccomandazioni, perdute sulla monta– gna anche le bajonette, senza contare lo stato di prostrazione in cui s.i tro,•a,•ano quasi tutti. Si mise dum1ue la questione: che lare? Ci erano due alternative: o dividerci il poco denaro che ci era restato e sbandnrE:i cercando ognuno di cavnrsi d'impaccio corue pote"n; o restare li ,ul aspet– tare che il tempo fosse migliorato e noi riposati alquanto per ritentar il passaggio di <1uella montagna maledetta, salvo a farsi arrestare s.e i sol– dati ci avesserc sorpresi prima. Scegliemmo tutti (salvo uno il qu3le parti) la seconda alternati\'a. Sbandarsi altronde non ci iwrebbe salvato dall'ar– resto, e se alcuni si fossero sal\'ati s11remmo stati prohabiJmente Cafiero. Mitla1est11ed io 1>crchè tanto il Cafiero come il Malatesta erano i soli che f)arl:l\'11110 il dialetto napoletano r conoscevano lt' strade e ciò sare-bbe !ICm• brnto lu ripetizionr- della \'ecchi11 sloria dei capi che abbandonano i loro seguaci dall'imbarazzo. Restammo clnn<1ue; e poco tlopo Jn trUl)l)a arrivò e ci arrestò. • Così la bnndn del Mntesc ll"e"u vissuto dopo tl\'er tenuto la campagna 1n·r ci1u1uo o sei giorni, ,•iota non dai soldati ma dnll'ncqua e dalla ne\'e. Naturalmente, dopo la disfatta, si è stati corrivi a dire cl1e ]a haudn na stata una scappata da ragazzi, e che era condannata fin dal J>rÌnl'i11ioalla steri1itlt ecl all'impotenza. 538
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy