Volontà - anno VIII - n.9 - 15 gennaio 1955
Jne,u in discussione daJJe forze sociali stesse) non poteva essere can– cellato che da una rinuncia alla pie– m~zza dell'esistenza, che non giud.i– ca\•ano nè desiderabile, e neppure possibile. Infine hanno cercato di di– st inguerc ciò che è potere delle cose e c1ucllo che è potere delle volontit umane.' Quanto alla loro vita personale, nessuno di essi è parso 1>rofonda– mcnte insodisfat10 del.la propria sor– le atluale. « Ciò che motiva la no– stra im1uictudjne e la nostra rivolta conlro lo slato delle cose che ci cir– roncla » ha dello molto giustamente uno cl i essi, « è molto meno Ja no– stra infol icità attuale che quella degli altri (anche quando non ne hanno coscienza o non ne localizza– no le c·ause); 1< e la nostra angoscia è ancor meno un rit-ultato ddle alee che minacciano il nostro destino per– sonale che dal sentimento dj una in– <'t>rtrzza totale sospesa su tutla Ja umanità ». JI. La violenztt al 8ervizio della felicità Uno dei punii pili dibattuti, nel cor~o dei dialoghi personali che se– guirono il ciclo delle esposizioni fal– le :1lla Società Sava111es (u la SJ>i• nosa rasisLica della violenza necessa. ria. accellata dagli uni, respinta da– ;.di ahri. « Si ha i.l dirillo, o il do- 1 Qucsle nozioni sono oggi confuse nelle premesse di un monismo ((ata1i1mo, de• 1cr111ini11110, gestahismo o holismo) AOcialc, in n1i ~i confondono insieme i dati di una tìsiocr:u:ia e quelli d'un volontarismo, cle– ruenti che sarebbe bene c·onfronturc oon t'hiarexu rinunciando alle facilità del pra1. 1na1isrno e ai virtuosismi della dialettica. vere. di [are la fe:icità tli un alt!'o suo malgrado? ». E". forse, dalla risposta positiva o negativa ad una tale domanda, che si possono dislinguere le certezze mi– li1an1i e rh•oluzionaric dalle sempli– ci convinzioni personali. Alcuni si credono in possesso di una soluzionf' almt:no globale e prov. visoria del problema sociale, che può l)revalerc soltanto con la forza che colpisce le classi privilegiate. Al– lri invocano il diritto degli oppressi a rom1,ere prima di ogni cosa le cate– ne che li immobilizzano cd a strap• pare le bende che li accecano (la loro emancipazione sarà in misura della loro forLa e della loro chiaro• \'eggenza); parecchi, senza pretende. re di escludcrf' ogni \'iolcnza dai comportamenli unrnni, considerano la sua esplosione come generalmPn• te sterile e la sua apologia come pe• ricolosa - tanto 1)ÌÙ che la violenza tende sempre n sistematizzarsi e a peq)etuarsi nei conlrouti dei vinti. Uccidere i nemici del progresso, de-Ila rivoluzione, della giustizia, della libertà, dell'umanità. ecc. non è un diritto, afferma un pensatore come Camus; egli ammette che pos– sn ei-scre un dovere. Simili sottigliez– Y.c non sod-isfano Louis Simon, che prrferisce distinguere tra iJ riflesso \·iolentt-, incoercibile (che 0011 è un att•> m1:d.itato della coscienza e ai si– tua fuori della morale) e l'atto terro– rist:i commesso a sangue Creddo, in virtì1 d'una teoria - foss'anche per la piì1 giu.sta delle cause. Conclusio– ne: «il saggio Rllontana da sè le armi per non avere la tentazione di ser– virSC'ne )). Ma ciò non potrebbe so– disfare nè .loyeux, •è Hagnauer che sono d'accordo nel considerare co– me {econde le ri\'oluzioni :irmate 1 529
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