Volontà - anno VIII - n.9 - 15 gennaio 1955
tici; o di sinistra, perchè si parteg• gia per un organismo che ha inglo• hato, entro. strutture mulUate dal mondo borghese, i lavoratori] ben vengano i film storici, certamen– te non evasione ma - quasi quasi - esempio di que"J realismo critico al <1ualesi cerca di dar vita J>erlomeno ideologica. Succede, allora, che Aristarco dia 1, tre stefle >l (cioè giudichi buono, quasi eccellente - vedi n. 41 di Ci. mmra Nuovo -) a La pattuglia sper• duta, do110che per varie colonne ne ha steso una recensione assolutamen• le negativa. Ah si! perchè Aristar• co è serio, e non può fare a meno di giudicare negativamente quel film dal punto di vista della critica sto• rica; per salvarlo, poi, in quanto contiene deg'Ji «elementi realistici»: che saraniio, aihmè, una commozio– ne crepuscolare di affetti e di desi. derio di lavoro (il quadretto di ge– nere, sociale, è l'estremo porlo d.ei Zavattiniani. Con sussulti intellet. tuali che ne riscattino il cattivo gu• s10, vero?), o la bellezza delle in• quadrature sul.le risaie, il Po, le campagne deserte [è un vecchio discorso tra me e A· ristarco, tutto privato ma insistito, quello riguardante il suo gusto este- 1izzan1e, riscattato, egli crede, dai contenuti. Ma non è vero, caro Gui• do, non è vero per niente. I conte• nuti son falsi se si traducono in im• magini non perlinenti, pittoriche - e lu evadi il problema, da quaudo non vuoi più discutere sui valori formali del cinematografo]. La verità è che di fronte alJa im- 1•ron1i1udinc del NeUi e C., tutti in– tellet!uali, bisognava essere duri e recisi. Anzitutto non si mette mano al Risorgimento accompagnandosi a Jvon de Begnac, uno dei peggiori ar. nesi del fascismo. Perbacco! o che l'in1er1>retazione finalmente non con– formista, popolare, del Risorgimen. to verrà fuori con l'ausilio dell'au• tore di una gran vita di Mussolini?! Ne verrà fuori, semmai, il credere che se i personaggi dichiarano di es• sere '< operai, impiegati, contadini, studenti, ccc. », o addirittura lo so– no nella vita di tutli i giorni [ecco i 1< maleriali realistici >1, maledetto e• <1uivoco; magismo, altro che reali– smo), il film sarà specchio d'una partecipazione popolare alla ò'llerra del '49. Ma si capisce che a NelJi e soci non sarebbe mai venuto in mente di par• lare d'una invasione piemontese del. la Lombardia; è dogma che l'Italia o la facevano i Savoia, o non la si faceva (con i bei risultati cui assi• stiamo). O di guardare sotto J'eser– cito Austro-Ungarico, invece di tra• durre quei poveri soldati in nazisli avanti leltera, parlando anche di Jo.. ro come uomini (perchè questo è il problema: ritornare agli uomini spezzando gli schemi). Mentre, dal punto di vista formale, come non tener conto delle sim})atie del regista per soluzioni figurative del tullo lontane dal suo conlenuto (e se non l'ha?): il tenenle che re• miga, sperduto, tra le nebbie, e vie• ne in mente il Dreyer allucinato di Va.m11yr; la marcia nella notte, tra alberi e nebbie, e si ondeggia tra il Ford migliore e il ricordo (dolce per• chè Claudelte Colbert, allora era bella; e 1>rogressviamente spogliata dalle fatiche delJa marcia) di Qua,. tro persone s1mventate ... O infine la irruzione nella inquadratura dell'e• sercito austriaco a halleuo, come in un Lubitsch minore. Cioè, i mate. 517
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