Volontà - anno VIII - n.9 - 15 gennaio 1955
~arebbero capaci di percepire, e uno .spirito insensibile neppure capi– rebbe. Gli artisti che ci hanno insegnato <1ualcosa sui valori della macchina dei nostri giorni - voglio 1>ar]are vari icolarmente di AUred Stieglitz, Brancusi e Naum Gabo - sono stati notevoli proprio t>er questo tocco squisito, 1>er questo senso di perfe– zione formale raggiunto lasciando i] ·minimo di impronta umana sulla forma naturale o su una forma pu– ramente geometrica. Così avvenne chf' con 1a leggerissima modulazione di un pezzo ovoidale di marmo, Brancnsi trasformò un uovo nella te– sla di un uomo. Heory James, in c1uel meraviglioso racconto che si in- 1i1ola « The Grcat Good P1ace », so– ·gnava una architettura « abbellita com1>letamente dalle omissioni », e c1ucllo sforzo di liberarsi dal super– 'fluo per ritornare all'essenziale e al– l'inc,•itabiJe è una deUe più vere qualità csleliche dell'arte della mac. china, esso indica la massima deter– minazione dei valori umani. Una volta che questa delicatezza di per– cezione diventa comune non dovrem– mo preoccuparci troppo del proble– ma della quantificazione, perchè en– tro la macchina stessa vedremo al– cun i degli intensi interessi che nel– l'effetto della qualità sulla mente u– mana così naturalmente erano mes– si in evidenza nelle primitive forme di nrle e di artigianato. Una volta che noi abbiamo raggiunto la fomia corrclla di un prototipo, esso deve mantenere Ja sua forma per la pros– sima generazione o J>er i prossimi mille anni. l\oi dovremmo essere disposti ad accettare altri cambiamenti. so1o •1uantlo qualche progresso radicale della conoscenza scientifica o qual– che cambiamento radicale nelle con– dizioni di vita si sia verificato - cambiamenti che non hanno nulla eia fare con gli indulgenti capricci umani o con la pressione del mer– cato. Allora, e solo allora, diventa obbligatoria una modifìcazione del prototipo. Altrimenl-t l'ideale della produzione meccnnica è quello d-i una perfezione statica, un mondo di forme platoniche immobili, un mon– do di fissità c1uasi cris1allina, inve– ce che un continuo cambiamento. Quanto pii1 i nostri 1>rocedimenti diventano automatici, e quanto mag– giori sono gli investimenti in equi– llaggiamento automatico, tanto mag– giore rimane questa tendenza verso lo stalico. Oggi cambiar il nostro si• slema di comporre un numero al te– lefono in un altro pili rapido, che pure tecnicamente sarebbe possibile (premendo bouoni), è ritardato dal– la enorme SJ>esa che occorrerebbe per fare questo adattamento. E pro– prio in questo punto sta il parados– so del progresso tecnico. Il problema della forma, come 1'abbiamo esposto, non si può risol– vere, perfino in ingegneria, senza par.lare cle1J'arehi1et1ura, solo con una sistematica ap1>licazione della scienza o tratlanclo la macchina co– me un feticcio. li problema della lormn non è solo un problema di e– stetica ma, sebbene l'estetica ci por– ti nel tempio 1>ill interno cleUa per– sonalità umana, è nn'opra di archi. lettura organica che deve considera. re necessità sociali e morali. Quan– do parliamo di architettura organica vogliamo riferirci ad un sistema <l'or– dine capace cli portare tulle queste necessità in una relazione armonio-
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