Volontà - anno VIII - n.9 - 15 gennaio 1955
la tradizionale separazione di arte e di tecnica, non possiamo sempre ren– derci conto che l'orchestra sinfoni– ca, ad. esempio, è un trionfo di in– gegneria, e che i suoi prodotti, co– me pure la musica di Mozart e di Ueetho\·en, hanno cristallizzato 'i simboli e sopravviveranno probabil– mente a tutti i nostri ponti d'aceiaio e macchine automaticl1e. Ma quella 1>rotesta era possibile, <1uei trionfi llOterono essere espressi solo finchè rimaneva dominante, nel momento creativo, Ja fede nella persona uma– na e in particolare nella vita inte– riore, derivati dalle culture piìi au– liche che avevano nutrito lo spirito umano. Alla '611edel diciannovesimo scco– Jo questa protesta cominciò a scom– parire. In uno spirito di sottomissio– ne ed in un'autoabnegazione, s1>iri- 1osamente annotata da Henry Adams, si cominciò ad adorare la macchina e i suoi padroni. Adams ha scritto ehe era irreale il poeta, non l'affari– sta. Avevamo creato un mondo fitti– zio nel quale le macchine erano di– venute autonome e gli uomini schia– vi meccanici, cioè legati ngli oggetti, esteriorizzati, disumanizzati, se1>ara. ti dai loro valori e pro1>ositi storici. Così siumo arrivati al 1>untoche tut– ta una parte delta vita dell'uomo, derivante dalla sua natura 1,iìi inti– ma, ·dai suoi più profondi desideri ed impulsi, daUa sua capacità di go– dere e dare, di dare vita e di rice– vere In vita dai -5uoi simili, è stata soppressa. Questi 1nofondj impulsi organici per i quali l'arte è il surro– gato dell'azione immediata e la e– spressione ultima di quella aziorie in quanto trasferita alla vita di altri uomini, tutla questa parte della na– tura umana è dh•enuta progressiva- 510 mente vuota e priva di significati. Le elaborate fantasie e le irustrazio– n i organizzate che uoi vediamo in ogni comprensiva esposizione di pit– tura moderna sono ahrettanti sinto– mi di questa profonda abdicazione personale. Schema e fini sono pro– gressivamente scomparsi insieme a.Ila persona che, un tempo, a giusto di– ritto li rappresentava. L'uomo è divenuto un esule in <1uesto mondo meccanico o piutto– sto, peggio ancora, un profogo. Se da una parte, grnzie nl progr~s– so della tecnica, noi abbiamo prodot– to il nuovo tipo di ambiente e il te– nore <Li vita altamente organizzato che può soddisfore in modo mcr1l\'i– glioso al sost,mzialc desiderio unrn– no di ,,ivere in un mondo ordinalo c soggetto a qualunque predizione, dall'altra la buona fata che ha pre– sieduto allo sviluppo della tecnica non è riuscita ad allontanare Ja ma– ledizione che accompagnava questo dono sincero: una maledizione che derh•a proprio da un eccessivo ab– bandono all'esteriore, al <Juantitati– vo, nl misurabile. Poichè la nostru vita interiore si è impo,•erita, nelle fabbriche còme in tutta la nostra so– cietà, 1a macchina automatica tende a sostituire la persona ed a decidere per lei, mentr~ per il suo lavoro piìt agevole essa addormenta ogni parie della personalità che non si voglia facilmente sottomettere alle necessi– tà meccaniche. Tutti questi sono i pili veri luoghi comuni di questa nostra O1lera inte– ressante. Vi ricordo solo <1ucllo che già sapete. Da un lato il pii, alto grado di raffinamento scientifico e tecnico, come ]a bomba atomica; datl'ahro Jo sviamento morale, l'uso
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