Volontà - anno VIII - n.9 - 15 gennaio 1955

guibile, per dir così, nel panorama stesso. Se quel destino fosse il solo che ci è riservato, la razu umana in uno sforzo finale di sopravvivenza, dovrebbe forse imparare a memoria il suggerimento di Samuel Butler in « Erewhon », e non distruggere sem– plicemente tutte le nostre macchine ma condannare severamente ogni 1entativo di costruirne altre. Natu– ralmente nessuna di queste alterna– tive do,•rebbe essere accettata finchè non si sia fatto. almeno un energico sforzo per mettere insieme il lato meccanico e il lato personale, il lato obbiettivo e il lato soggetti"o della nostra vjta, allo scopo di stabilire fra essi ancora una volta una funziona– le relazione organica. Prima di a,·e– re l' energia di fare un tale sforzo dobbiamo dimostrare però una com– prensione maggiore di quella che già abbiamo d,imostrato. Durante gli ultimi due secoli c'è staia una vasta es1>ansione di mezzi naturali di vita in tutto iJ mondo. Ma invece di aver così prodotto uno stato di benessere ben distribuito, tworevole aUo sviluppo della vita interiore e alla produzione e al go– dimento artistico, noi ci troviamo piii assorbiti che mai nel processo di meccanizzazione. Perfino una gran– de parie delle nostre fantasie non è piii indipendente: esse non hanno alcuna realtà, nessuna eC6cienza <1uando siano separate dalla macchi– na, e senza l'aiuto della radio e del. la televisione avrebbero a mala pe• na la forza di mantenere la loro esi– stenza. t J>roprio lo sviluppo del1e comodità meccaniche che ha dato al– la gente un ideale falso di perfezio– nismo tecnico, cosicchè gli uomini sembravano tutti destinali ad avere una funzione secondaria. Per completare questo procedi– mento in quegli special.i regni del. l'arte, soprattutto Ja pittura, che una volta erano caratterizzati dalla mas– sima liberl.à e creatività, troviamo ora che i simboli i quali più profon– damente esprimono le emozioni e i sentimenti della nostra epoca sono una serie di fontasmi che traspongo– no in forma statica o l'orrore o la violenza o la mheria o la dispera– zione. Violenza e nichilismo: morte del– la personalità umana. Questo è il messaggio che l'arte moderna ci por– ta nei suoi momenti piii liberi e piìt puri: e ciò, ovviamente, non è un antidoto alfa disumanizzazione do– vuta alla tecnica. La maggior parte dei grandi arti. Sii degli ultimi due secoli - (ano ugualmente vero sia nella musica che nella poesia e nella pittura ed anche in certo modo nell'architettura - si sono rivoltati contro la macchina ed hanno proclamato l'autonomia dello spirito umano: la sua autonomia, la sua spontaneità, la sua creatività ine– sauribile. Questa forte reazione con– tro una :fiducia troppo unilaterale nei riguardi dell'invenzione mecca– nica e dello sforzo pratico servì a produrre grandi opflre di musica e di pittura, opere grandi come forse nessuna altra epoca può vantare. Nella grande musica sinfonica del XIX secolo lo spirito umano utiliz– zò la sua caratteristica divisione del lavoro, la sua specializzazia:ne delle funzioni, Ja sua com11lessa organiz– zazione di tempo e di ritmo per e– spr.imere i tragici avvertimenti e i gioiosi trionfi della nuova epoca. Per 509

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