Volontà - anno VIII - n.6-7 - 15 novembre 1954

,eccezione nella terminologia intcrcs• sala dei politici totalitari, che pos. sono pili facilmente servirsene sia per escludere o impiccare dei « dis• sidcnti », sia per affrancare l'um:1- niti1. C'è veramente da lnr ricredere un kropotiniano di una voha che aveva fiducii. nella spontaneità chiaroveg– gente delle masse, <1uando ,,ede che la presa di coscienza proletaria di classe, p:macca alla <1uale l'omeopa– tia rivoluzionaria attribuiva il potere di preparare la sparizione dcile clas– si, è il fotto del solo alto 1noletaria- 10, della tecnocrazia arri,'nla la cui coscienzu. di classe, molto reale, è una garanzia contro la ri,,oluzione! li contuni.sta libertario sa, du1H1uc, che la rivoluzione, per quanto ;m– gurabile sia, non è possibile, 1>erehè coloro che dovrebbero beneficiarne non n~ vogliono sapere. Egli si balte J>er l'onore, ma in realtà raggiunge J'individualisla, e l'individualismo è la .sua unica posizione di ripiega– mento quando si trova rigellnto nel- 1' isolumcnto dalla incomprensione delle masse, delle quali cerca la sal– ,·ezza, o condannato ,tlla clanclesti– nilù dal terrore di un dittatore o dal– Ja repressione del potere. È costretto a ricorrere alla strategia individuali– st:1 ad ogni momento, e sarebbe dun– c1ue un ingrato se egli considerasse J'frulividualista come un sabotatore preventivo della sua rivoluzione. Egli htt ossen,ato che ogni rivoluzione, al– meno per un periodo abbastanza Jun. go, aumenta il potere dello Stato e gli obblighi verso le amministrazio– ni. Egli ha osscn•ato, aUa luce della rivoluzione francese prima e della ri. voluzione russa dopo, che il destino dei grandi condottieri della rivolu– zione è "sempre lo stesso: se la rivo- luzione {alliscc, sono inviati al pati– bolo dai loro avversari, e se al con– lr:trio la rivoluzione t.rionla sono in– viati alla morte dai loro amici. Così, l'individualista che avendo meditato questi esempi non conside. ra quel la rivoluzione che come Un– probabile, e sopratntlo di un suc– cesso 1>rohlematico, non deve essere ossessionato davanti al comunismo libertario, dall'idea che un giorno sarà perseguitato da esso, in nome di una disciplina sociale del nuovo regime. Gli individualisti che non si preoccupano affatto del sociale so– no, in realtit, tanto rari quanto gli anarchici sociali che non si tro,·ano mai in flagrante delitto d'indi,•idua. lismo, e questo è 1•crfett11mcnte co1u– prcnsibilc. E, infatti, difficile all'indi,·iduali– sta cli non preoccuparsene. In11an– zi1u1to, gli individualisti sono gente curiosa di tutto; s'inlcressuno a tut– te le scienze, a tutte le ricerche, :t tutte le materie; le loro riviste sono piene di s1udi sull'astronomia, l'e– tnografia, le religioni, la sessualità; le loro conferenze e le loro discus– sioni libere sono consacrale aWar• chilcllttra, all'occultismo. agli scrit• lori del passato e del presente, agli ambienti comuni.sii, ai sentimenti religiosi, alle <1ues1ioni razziali; una buona ,,arte di tutto ciò è parente della sociologia. Sarebbe dun<1uc pa. radossale che si rifiutassero di esami– nare i problemi sociali, cioè i.n 1utr• 1icol:1r modo l'economia e In condi– zione del lavoro. Jnoltre è dcll:i gen– ie .-,cnsihile che soffre realmente quando la sua libcrtì1 è 1uisconosciu- 1a, ma che s'indigna assai del male fatto ad altri perchè lo ri~ntono nel profondo. Come potrebbero. dun– que, essere indifferenti ai fenomeni 39i

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