Volontà - anno VIII - n.6-7 - 15 novembre 1954

3. • Percbè le propoale aoarchi~be 1000 co,1 eelreme Se consideriamo la storia di cia– scun sforzo di riforma possiamo ve– dere che essi non sono stati sconfitti o limitati nè dalla mancanza di buo– "" volontà nè dall'ignoranza. La ri– forma è fallita perchè ciascuno di questi mali adempie ad una funzio– ne essenziale nella nostra società ( od è connesso con una funzione essen– ziale), e ne§Suno può essere arbitra– riamente dis1accato dalla struttura totale. Nei migliori casi, i mali J>OS• wno es.sere miligati soltanto median, le il crescere piramidale della buro– rrazia. Nei casi peggiori neanche <1uesto tnnto di miglioramenlo è pos– sibile. Come polrehhe sostenersi senza 11olizin e prigioni il sistema dell'in • g1111leproprie1à? Come polrebbe es• k're mitigato lo sfruuamento capila. lbta, ~ non colla sovrapposizione df'lla burocrazia? Come vi potrebbe 1·~-.cr('romunirit, quando gli uni so– no in disperata competizione con gli ahri, quando abbiamo ,,aura l'uno dPll'11hro quando siamo ostili t'uno ,1ll'uhro? Coine llossono le nostre vi– i<' di luvoru1ori divenire dh•erso men– tre la guerru e il consumo rimangono i moth·i dominanti? Come può esser. "i µm~rrn t• non esser"i un gm·crno <·entralizz1110? Come 1rnò esservi un µmcrno cenlralizzalo e non la guer– ra? La lislu potrebhf' eSlt>ndt>ni qua– :-i all"infinilo. Quesli sono i dilemmi tli·ltn riforma. Lu noslra socicti:1 camhia costante– menlf'. <1uesto è ov,•io - ma girn S('m1►r(' 11t1orno ai poli della guerrn, del !lOlerf', dello Staio. Diviene piì1 o meno hnrocratiea, pii1 o meno gurr. raiola, pii1 o meno restrittiva - ,,j 3i2 pos:,ono e~re tutli gli stadi: d,11Ca– pitalismo al Comunismo di S1ato. dalla democrazja limitata al totalita– rismo. Queste variazioni possono signifi. care la differenza tra un'esistenza tol. lcrabile ed un'intollerabile. Ma la migliore di esse non offre all'uomo la possibilità di crescere e sviluppar. si. Per la gran maggioranza della gente non v'è nessuna vila, ma sola– mente una travagliata sopra\'vivenza. Per dare- un nuovo tono alls noslra socit•tà, una nuova qualità alla no– slra vita, dobbiamo cambiare i prin. cipi centrali della nostra società - dobbiamo ·imparare come vivere so– cialmente, e lavorare insieme, sen– za il motivo del profitto-e-potere; senza un sistema mono1lolistico di llro1,rietà; senza un'au1ori1à politica cf'nlralizzata; senza guerra. É per qttt>sta rugionc che le proposte anar– rhirhl" sono cosi estreme, cosi radica– li; cd è prrr.iò che <111alun<1ue pro. posla pii1 limitata porla soltanto d1---– lusioni e mu1amen1O superficiale. (.\"oi non l)retendiamo che le ri– forme non \'algano niente <1uando Al· tcnuano soffcrem:e, od aumentano la libcr1ì1. D'altra parie, siccome <1uc– sti fini possono essere raigiunti sob– mf'ntc mediante metodi burocratici. <ruesli producono un danno indiretto f'he il loro valore positivo 1mò e non puù bilanciare. Come debbono esserf' fatte ((ucste scehe specifiche, in ter– mini dei noslro valori, è lrOJlpO corn– r►licalo per considerarlo qui.) 4. • Jpoteei della libertà Gli anarchici, solamente gli an~r– chici, propongono cli riorganizzare la nostra comune ,•ita senza i muti– lanli distrulli\'i princifli del llOterf'.

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