Volontà - anno VIII - n.6-7 - 15 novembre 1954
in ogni Juogo in ogni tempo via via jJ <1uanto di cammino J>ossibi1e. Quale splendido quadro. Pare che l'umano dovrebbe essere sempre la regola, in miJJe modi di– versi. Pare che tutto dovrebbe esse– re pace e gioia, in competizioni d'a– mici. Invece non è, lo vedfomo bene. Il flusso non è tutto di vo1ontà u– mane. Ognuno di noi porta nel.la vi– ta il suo tanto d'umano mediante una macchina d'organi che è di per sè comlizionata su piani zoologici, e cl1e in sè nccumula mille residui buoni e cattivi dalle generazioni passate. E poichè non v'è nessuna separazione possibile in ciascuno di noi tra J'u– mano e l'animale, poichè nessuno di noi può rifiutare l'eredità che )o fa essere com'è, e infine poichè corpo ed ani.ma sono in ciascuno una in– scindibile unità, ognuno di noi ha in sè tutto il bene ed il male, è in certi momenti spinto da motivi d'e– terno e in cert'altri da mot..ividi sod– . disrazione immediata, ha di fatto ore sublimi cd ore vergognose. Son queste deviazioni personali dall'mnano, saltuarie per i moJti, per taluni abituali, innumeri, inevitabi– Ji, diverse, integrantesi anch'esse at– traverso )e generazioni, che hanno nei secoJi di storia formati i mali sociali in atto, e che tendono a per- 1>etuar1i. Perciò occorre e vogliamo resistervi. La volontà di resistervi pone ogni volta in pratica evidenza neJla Hber– tà l'eterna forza elementare della no. stra vita. La libertà - cioè autonomia e spontaneità nel giudizio e nelle s,ce]te - condiziona l'ef:ficacia d'ogni no– stro agire, appena l'agire si valuti in rapporto alla costruzione d'uma– niti1 che ne è il proposito essenzia– le. Rispetto alJa natura, rispetto a tutto c:iò che è fuori di noi, è ovvia una separazione tra i fini perseguiti e i me- .1.zi posti in opera per giunger– vi: ci è le('ito volere la conquista, ci è ]ecito perfino distruggere ciò che resiste. Quando invece ciascuno di noi agisce o rispetto a se stesso o ri– spetto al suo 1nossimo, fini e mezzi si identificano - poichè soggetto cd oggetto sono inscindibili, nessuno può in vcritì1 porsi diverso da ciò che è, nè d;iverso da altri, al punto di scnlire sè od altri assoggettabili con la forza a piani preconcetti. L'umano è molteplice, aperto, mu– tevole, contiene in essenza le volontà del tentativo e del rischio come sfor. zo di congruità tra il me-slesso e la mia-azione. Resistere alle deviazioni dall'uma– no senza generare altre deviazioni ri– chiede quindi non solo che ci si 1>onganochiari ;fini di libertà ma an– che che si usino sohanto mezzi di li– bertà. I fini veri della nostra azione saranno congrui al quanto di Jibertà che animerà ogni nostro passo lungo tutta la via. Alla radice dei mali personali e sociali noi vediamo perciò le defor– mazioni generate dalla illibertà, nei due sensi possibili degli atti di co– mando e degli atti d'ubbidienza. Tutto ci pare riducibile a questa sorgente negativa, anche dove l'os– servazione diretta par metta in Juce una causa diversa, In qua1e costitui– sce soltanto l'apparenza o la ma– schera. Jn tale Juce, quand,0 io mi sento sorgere dentro impulsi che m'accor– go tendono a mettermi verso i) mio 339
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