Volontà - anno VIII - n.3 - 1 luglio 1954

allivilà eslranea, dicono loro, al la. voro scolaslico. L'infezione, si ,•cde, è 1rnssata ad essi dalla scuola. Andtc recentemente, dopo otto au. ni di risuhati eccellenti e 1•ersuasivi, ci siamo sentiti ripetere da uno spaz• zino, che rilirava dalla scuola la sua figlioletta perchè non vole,·a farne una domesli.ca . Gli era parsa un'at• tivi1i1 servile il recarsi al mercuto con la maeslra di cucina per Care ac• quis1i per la rcfozionc della comu• niti1. Molto pil, facile ci è riuscito di guada!,'ltare a noi i ragazzi (anche c111clli che provengono o sono respin. ti da altre scuole e sono già orientati in senso tradizionale) e di farne dei membri allivi della comuniti1 socia. le, dei collaboratori volenterosi degli adulti e 1lf"ico1111rngni.Chiedt"vamo loro qualcosa che ris1>ondeva ad una loro esigenza incoercibile, che la scuola ufficiule soffoca a fatica. 001>0 poc·hi mesi di convivenza con noi di• ventuno irriconoscibili. Si ntuovono disin"oltamente nella loro 1,iccola l"i1tl1, adem1>iono di buon grado 11i com,,i1i loro assegnali dalla Giunta cittadinu, eletta d:illa coutunità. Or• mai i nostri alunni solo a fatica ri• nuncicrcbbcro a <1uesta libertà con• quistata, che sono orgogliosi di !)OS.– scdcre e che difendono t·on molto accorgimento. Recano sul volto le imr>rontc della soddisCazione e della :,i:ioia. Sape,,amo però che non basla\'a neare un'atmosfera emoti,,a di SO· cinlità. Solo chi dil•enti consape\'ol– mente compartecipe elci fini da rag• giungere in comune, può dirsi mcm. bro effettivo di un gruppo sociale. A ,,oco a poco li abbiamo indirizzali a rendersi personalmente conto dei lìni che persegue la nostra società. Lo hanno iruparuto spccialmeute altra• verso l'operare: Corte d'onore, Or• ganizzazione del tempo libero, ordi• numcnto e coordi11111ncntodei servizi, turni cli ltt\'Oro, Giunta cittadina, Mutua, ti1,ografia, gabinetto sanita. rio, com1,osizionc e pubblicazione di un giorn:ile ,consor-1.ioagrario, parte• cipazione a gore, a esposizioni nazio. ,mli e intcrna2ionali 1 ccc. La prima nostra preoccupazione è stata scm1m.. <1uclludi evitare che gli alunni sentissero, \'Cncndo a scuola, di entrare in un mondo eslraneo alla loro eSf)ericnzn \'Ìssuta fino allora, in fatu.iglia e nella società circostante. Abbiamo preso le mosse dalla loro eff<'ltiva situazione, non meravigliun• dcwi di nulla e nulla respingendo. Abbiamo 1m>eurato di intt:grare l'e. Sf)Cricnza passala e di costruire su di t•ssn <1uando era positiva, di correg• gerla. senza assumere atteggiamenti moralislici, quando era negali\'a. Senza rrctta, abbiamo dato tempo al tempo. J on 1,bbi:11110 cercalo di op• ,,orci ai fatti coi sermoni. 11 nostro !"Om1,ito principale è consistito nel tcntati\'O di inserire di fatto l'alunno nella nostra societi,, impegnandolo subito nelle varie atti,,i1i1 del nt10,•o ambiente sociale, in un'atmosfera di fiducia, di coll:1bor:1zione, di relati• \'a autonomia. Abbi11mo cercato di C· \'ilare gli e<111ivoci a <111cs10 riguardo, c<1uivoci che hanno perduto ahr<' i• slituzioni affini alla nos1ra e, che con• tinuano a confondere le menti. Libertà e autonomia dell'alunno sono 11arole grosse: occorre interprc• tarle con un granellino di sale. Non devono eviden1cmente significare l'c• liminazionf', apparente o reale, par• ziale o totale, dell'autorità del nrnc• stro, il che significhercbl>f' radicale 1-17

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