Volontà - anno VIII - n.2 - 1 giugno 1954

Dopo qualche mese fui chiamato in ufficio e da un giudice venni inter– rogalo se era ,•ero che una mattina, durante J'ora del passeggio, avessi u– dito una conversazione fra i condan– nati Scarantino e Libborio, e se vo– lessi riferire, La riferii dettagliata– rnenle. Uno spiraglio di speranza si era aper10 nel cuore dello Scarantino. Ma poi passarono gli anni, mi pare una quindicina, e del corso dei no– stri verbali non si seppe pili nulla. Nel 1946 lo lascia; nell'ergastolo, or– nrni rassegnato a finirvi i suoi giomi. Casi come quello dello Scarontino o quasi simi1i non sono rari. Non ricordo il nome di tmo che dichiarò suo complice in un deliuo l'amante della moglie, facendogli prendere la 1>enadell'ergastolo. E non mancano neppure i condannati per delitti commessi da altri i quali si erano fatti accusatori degli innocenti. Ma vi è un'altra categoria d'in– noccnti a cui pochi credono e che tuttavia esiste in tutta la sua tragica realtà. Vi era un sardo che era stato con– dannato alla pena dell'ergastolo per aver commesso un omicidio. Con lui era stato condannato un ultro pure all'ergastolo come suo complice, che lrovavasi a Portolongone. Un giorno si seppe che dietro sua richiesta era venuto un giudice a in- 1crrogarlo. Come fu alla sua presen– za gli fece all'incirca questo discor– so: << In causa ho negato di essere l'autore dell'omicidio per il quale sono stato condannato perchè, essen– do imputato con me uno che non ho mai conosciu10, pensavo che man– dando assolto lui i giurati avrebbero .assolto anche me. L'omicidio l'ho commesso io per incarico di ... (ne Ieee il noruc che io non so) il quale avrebbe dovuto darmi cinquecento lire, e ho fono venire lei perchè vo– glfo denunciarlo di non aver mante– nulo lede all'accordo. Il lucile col <1ualeho commesso l'omicidio me lo ha dato lui ed è nascosto nel tale pun10. Di fronte a tale mostro <l'inco– scienza il giudice si sentì rivoltare e lo scacciò dall'ufficio senza voler nul– la verbalizzare. Chiunque, penso, si può spiegare lo stato d'animo del giud.ice all'udi– re una simile conlessione e pensnre che nelle stesse circostanze si sareb– be comportato come lui. Ma solo per un momento; perchè quando la rivolta dell'animo è sincera, passato quel primo momento, il pens"iero corre a <1uell'altro disgraziato che da anni sconta la pena JlCr un delitto che non ha commesso e nulla ri– sparmia perchè gli s:ia resa giuslizia. Ahri sono condannati per avere, si, commesso i delitti che sono slati loro attribuiti. Ma se Je cause di questi delitti fossero state studiate con gli animi sgombri dell'avversio– ne che qualunque delitto in un pri– mo tempo suscita, è certo che i giu– dici avrebbero lrovato sufficienti ra. gioni per ridurre di mollo la rcs1>on– sabilità dei col1>e,•oli. Ricordo il caso di un condannato a 24 anni di reclusione per aver uc– eiso il fratello men1rc erano in cam– pagna a lavorare. Parlando d'in1e– ressi, la moglie del fratello si arrab– biò e col forcone si precipitò sul co– gnato. Questi, volendos, dilendere, tentò di reagire col forcone che pure lui tene,•a; ma il fra1ello glielo im– pedì, afferandogli le braccia dietro 87

RkJQdWJsaXNoZXIy