Volontà - anno VIII - n.2 - 1 giugno 1954

1>ar1icolari caratteristici di ogni co• scienza che nessun individuo può na– scondere tranne che coUa simulazio. ne, e questa non può durare che per brevi istanti. Per esempio, quelli Che simulano l'innocenza variano conti• nuamenle di stato d'animo per la perdila di controllo 0 u se stessi, ap• f)Cna cessala Ja ragione che glielo ha determinato, e nel.la corrispon• denza coi familiari tengono un tono per lo 1lii1 imperativo, pieno di esi– genze. Questo in linea generale, ma non si rmò dire che proprio tutti si com• portino alla stessa maniera. Per e• scm1>io, il non innocente che com• mise il fano 1>ercui è stato condan– nato piì1 per disgrazia che per innata malvagità, indipendentemente che si dica o no pentito, è assai rnro che si mostri prepotente coi compagni di sventura e sin esigente coi familiari. Ben diverso in\'ece è jl comporta– mt-nto dei ,,eri innocenti. Prima di tulto il loro stato d'animo, sempre lragico se non sempre C\'idcntc, è assai difficile che muti, salvo che per notizie riguardanti persone care, 01>· pure che facciano loro s1:.crnre la rc– vii:ione del 1>rocesso. Nei rapporti con la custodia sono gener~:mente re• missivi (intendo i pochi che, soppor• lando .la loro s,•cntura, non impaz• ziscono) e solo 1>er gravi angherie 1>crdono la pazienza, precipitando nella clispcrazione che può for loro c·ommettere delle violenze. Se viene dato loro il lavoro lo cscguiscono con rurn e uon c'è pericolo che cerchino di ingraziarsi la custodia facendo In spia. ln.sislono coi familiari che si occupino presso avvocali e magistrati pcrchè la loro innocenza venga rico• nosciutn, ma raccomandano che il sncrificio finam~iario non compromet• ta mai le loro condizioni economi. che. Ho avuto la possibilità di conosce• re parecchi condannati che mi han• no convinto della loro innocenza, ma poichè sarebbe lroppo !ungo par• lare di tutti, nè i nomi di tutti a dir vero ricordo, ne rammenterò so• lo alcun.i il cui martirio maggior• mente s'illl1>ressc nell'animo mio. Uno di questi si chiama,•a Lai Mar• tino cd era della provincia di Nuoro. Arrcslalo, mi pare, tra il 1920-21, era slnto condannato alla pena del. l'ergastolo con l'aggravante di <lodi. ci anni di segregazione cellulare fo. sicrue ad altri tre com1>acsani, im• 1ni1ati di aver ucciso otto com1>oneuti di una famiglia: la tristemente tra• dizionale ve.ndett:1 sarda, J>er cui l'odio non si estingue che coll'ucci• sione dell'ultimo nato della fomiglia odiata. Sia lui che i suoi com1>agni erano stati ritenuti col1,c,•oli su scm})lici indizi e sopratutto per nn'jnfinità di lellcre anonime con le quali i vili accusalori presso le autoriti1 si tene• v11nonascosli, L'islrutloria durò <1unt1ro anni e alla fine si foce il processo nel <1uale forono, come giil diss.i, tutti condan• nati alla vena dell'ergastolo con 12 anni di segregazione cellulare. Jl giorno del verdetto la figlia maggiore gli morì dal crepacuore. La moglie, altre due figlie e un ra• g;izzo, pur straziali dal dolore, pote• rono sopportare l'immane sciagura. E si confortavano confortando lui, nel 1cntativo di mm revisione del processo. Mentre lui confortava loro in una rasscb•nazione religiosa fotta di continue ,,reghiere con cui invo. cava da Dio la grazia di illuminare i 83

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