Volontà - anno VIII - n.2 - 1 giugno 1954
l'altra, il gran numero degli sfruttati. Tra queste due forze non c'è nulla; men che mai, poi, c'(· posto per l'andirivieni dei filosofi tra le tenebre e Ja Juce. Orn, <1uel che Jis1iugue le masse e caratterizza la situazione socia]e nella quale esse diventano jl fatto dominante, è lo s1a10 di necessità. Questa situazione di ncccssilà, di non-libertà assolulu, l'in1ellct1nale non ha il di– rillo d'ib'llorarla: per esser debrno della sua missione, anzi, egli dovrà farsi uua coscienza di massa, pensare e agire come se egli non fosse che un'un.i1à nella massa. Il che si può anche esprimere dicendo che J'intelleuuale, se– condo Marx, non 1>ensa nulla se non •pensa la situazione storica. Lo stato di necessitù - o di massti - in cui si trova l'individuo nell'èra clelrindustrialismo è dell'organizzazione, Marx può averlo interpretato in manicrn tendenziosa e anche falsa; ma non l'ha certo inventato. Da un punto di vista puramente culturale, si 1mò dire che, si pensi ciò che si vo– glia del marxismo in quanto sistema, quel che è signifieati,•o in esso è l'ap– parizione, nella mente di un uomo cli cuhura, dell'idea di necessità in una forma cosi energica. Hmm11h Arendt ha certtnnentc ragione di ritenere che .. roveciando radicalmente il rapporto classico tra il pensiero e l'azione come i·gli l'ha fatto, Marx hu segnalo la fine <li una tradizione, :umunziato l'inizio di una crisi che ancora dura cd è, in priu10 luogo, la crisi della cuhura e dei ,•alori ,robi/i nel mondo contemporaneo. Nel secolo decimonono, dir" masse volcvn dire 1>rima di tutto dl'mocra– :.i(I; poi furono il socialismo e l'induslrialismo a esser considcrnl:i respon– sabili dell'awcnto 1lclle na,sse; Orlega y Gasset distingue Ira I'« iperclemo– crazia i> che carauerizza la socie1i1 di massa e la democrazia in senso classi– co, osSCr\?ando giustamente l'he la democrazia e il liberalismo moderno non aboliscono, come in"ece accade nella socie1(1 di massa. la nozione di supc– riori1ì1 fodividualc e <1uclla cli una élit.e che ha ragionevolmente (e non sem– pliccmcnle j)Cr averlo di Callo acc111ista10)il dirillo di governare. Il macchinismo, la tccnocraziu, la burocru1izzazione della socie1i1, Ja s1>('cializzazio11e scienlifìca sono anch'essi considerali dei fenomeni tiJ)ici dcll'èra delle masse. Si 1n1ò cercare ,Jj definire lo stato di massa come una situazione mornlc (' intellellualc, e cercare cosi di ricondurlo nello schenw classico dei ,·izi e delle virtì1. JI fatto è da alcuni considerato eminentemente buono e positivo, in quanto ,!>ignificain sos1anza l'.u 1 vcn10 di tulli gli uomini senza dislinzione di clussc o di razza sulla sct''trn della storia e della politica. Altri, in\'ece, ne sono sgomentati, come dal segno della disintegrazione della socic1ì1 e dei v,dori di civiltil e di ('Ulturu: il icnihilisn10 n. C'è C'Vidcn1crnen1c una pttrle di vero in ciascuna di queste intcq>reln– ,;ioni. li (f'nomcno è rertamentc complesso, e nessuna analisi particolare Jo PSauri8ce, :mche se 1u11c lo illuminano in c111alchemodo. A "olcrlo conside– rare nel suo as1>et10più sem1)lice, e cioè dal puulo di vista dell'esperienza indi,•iclnale, sarà 1u1t:n 1 ia lecito ossen•are che se è ,•ero che vi\'iamo in una .~ocie1tì.-<li-mltsSll, ci sono senza dubbio in essa degli .indivhlui che ne subi– scono le conseguenze pili che allri, ma non ci sono nè possono esserci dei 76
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