Volontà - anno VIII - n.2 - 1 giugno 1954

Ja luce. Marx, 1:.erò, non dice c1uesto: egli enuncia, per il filosofo, il dovere morale di non uscire dalla caverna che insieme con i suoi simili, sostenendo che il pensiero e la ,•erità non hanno senso se non nella misura in cui aiutano gli uomini incatenati a liberarsi. Per Marx, l'intellettuale ha l'obbligo di non pensare che dei pensieri <li tal sorta: dei pensieri efficaci; quel che, insomma, egli dice è che il filosofo non è filosofo (o l'artista artista) che neJla misura in cui egli pensu con In massa, e in {unzione della massa, dei pensieri che siano, oltre che J>Cnsieri, anche azioni possibili. Si uscirà dalla caverna tutti insieme o non si usciri1 affatto. Un 1>ensiero gratuito non è soltanto illusorio, ma anche cattivo: un tradimento. l on bisogna pensare la verità, bisogna pensare la ca,·erna. La ca,•erna, si potrebbe dire, è per Marx la sola realtà; domandarsi se questa realtà sia buona o catti,•a non ha nessun senso. Da un cerio punto di vista, la realtà della caverna è la peg• giore possibile, visto che è un luogo di scl1iavitl1; ma, d'altra parte, è anche un luogo esscnzinlm 0 nte buono, visto che, malgrado le catene e ]'errore, contieuc Je condizion.i di una liberazione totale. Importa notare che, pensando come pensa, Marx è convinto non già di negare la tradizione umanista, ma anzi d'indicare la sola via per realiz. zarla integralmente o, in ogni caso, perchè essa non rimanga un ideale senza sostanza. All'ideale dell'umanisla, Marx (a una sola aggiunta, ma essen• ziale: egli impone all'intclleltuale il dovere di sentirsi non già libero, ma in .!ìlato di neCèssi1ì1,sottomellendo i suoi pensieri alle stesse condizioni << ma• teriali » che pesano colleuivamentc sui suoi simili. L'intelletluale marxista, insomma, deve accettare come norme di condotta l'idea che « nessuno è su, périorc », tutti trovandosi egualmente in stato di necessità, tranne quel.li che s'iuuungiuano di essere affrancati dalla serviti, sem1>licemeute perchè si di– sinteressano della condizione degli altri uomini schierandosi per tal modo obiettiv"me11tc <lalla parte dei padroni deJla prigione. l Se ì\farx ha da10 la formula dei rapporti tra l'intellettuale e la massa nei tcm1,i moderni, ,. se la sua formula, mentre pretende di realizzarlo, ro. vescia com1>lctamen1c l'ideale umanista quale noi l'abbiamo ereditato dai greci, gli è per aver egli pensato a fondo l'idea di necessità. Si potrebbe anzi Ji.re che l'idea di neccssiti1 s'è imposta irrt~sisti.bilmente al profeta del socialisruo. Si può criticare infatti la « filoso6;1 >, di Marx e rifiutarla inie• gralmente; ma, oltre ogni refutazione, rimane ·il fatto che un grande intel. lettuale euro1)co, animato com'era dalla volontà di pensare a fondo e senza illusioni la realtà del suo tem1>0, è stato condotto a rompere su un punto essenziale con la tradizione che egli pur rapprescnta\'a e intendeva anzi condurre alle sue conseguenze logiche. Altro fotto significativo, Marx è giunto a simili conseguenze in nome delJ'u.manitì1 reale: del1a collettività e, bisogna pur dirlo, delle masse; giacchè, considerata sotto un certo aspetto. l'idea marxista della« realizzazione integrale della filosofia » è fondata a sua volta sull'idea che, fino al momento in cui l'umanità non sia integralmente liberata, non ci saranno veramente degli individui, ma solo delle classi, delle forze e dei numeri: da una parte il piccolo numero degli sfruttatori; da). 75

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