Volontà - anno VIII - n.1 - 1 maggio 1954
del.la CNT appare intatti al seguito <lei suoi dfrigenti, con una fiducia .che se non era cieca era almeno mio– pe. Consideriamo per es. )e elezioni del febbraio 1936: il Fronte Popo– lare vinse perchè si assicurò l'aiuto del voto della CNT cd i1 numero ad– dizionale di votanti co.sì andato alle .urne risultò tanto grande da mostra. .re chiaramente che includeva non so– lo i dirigenti e i demagoghi dell'or– ganizzazione ma anche praticamente tutti gli iscritti, in contrasto con la tradizione antiparlamentare cui la CNT pareva vincolata. Analogamente, il modo prepoten– te in cui i dirigenti della CNT por– tarono la loro organizzazione nella macchina go,,ernativa incontrò così poche uperte proteste che noi possia– mo soltanto ritenere che la maggìo– ranza degli iscritti o era d'accordo -od al 1,iù indifferente. Ricbards cita soltanto la protesta della « Colonna ,di Ferro>> dal fronte di Teruel con– tro l'uso continuato della Guardia -Civile, ma questa non era una pro– testa contro la collaborazione nel governo in quanto tale - e per di pili Richards, per quanto dica che ·« non può essere stato un fenomeno isolato», non apporta alcun altro caso. :t:gli nota che « v'è ragione di credere perciò che se la questione della collaborazione fosse stata di– scussa dalla CNT-FAI nei sindacati, Tiei gruppi, il buon senso di mili- 1.anti ordinari avrebbe prevalso con– "tro gli argomenti politico-1ega1i Jei « militanti influenti ». Ma perchè, in tal caso, il buon senso dei militanti comuni in un'organizzazione come la CNT che si supponeva governata dal basso non li ha condotti ad esi– gere che In questione fosse discussa? "'Perchè essi non organizzarono le lo- J.6 ro proprie riunioni? Percbè non ri– chiamarono i loro rappresentanti dal governo e dalle migliaia di posti am– ministrativi affidati a membri della CNT nella burocrazia e nell'eserci• to? Mi pare cbe· la sola risposta pos– sibile è che o approvavano la colla– borazione oppure non la ritenevano una questione abbastanza importan. te per giustificare la fatica di farla terminare. Richards rit"ieue che essi erano 'troppo occupati con le loro atth·ità di milizia o nelle collettività. Ma se avessero avuto veramente coscienza dei pericoli impliciti. nella collabo– razione governativa avrebbero certa– mente trovato tempo almeno per proteslare, invece di lasciare le pro– teste a pochi intellettuali stranieri le cui critiche restarono per la mag– gior parte inascoltate. Non posso e– vitare di confrontare per questo la situazione di Spagna con <Juella di Inghilterra durante Ja Guerra Civile del XVIJ secolo. Allora i soldati del– l'esercito rivoluzionario, per quanto occupati nel battersi contro i realisti, non trascurarono di criticare attiva– mente i loro ste:ssi capi per ciò che essi consideravano un tradimento della vera causa della libertà: Ja sto– ria di ciò che fecero gli uomini co– muni di quella rivoluzione, i « Le– vel.lers » e i « Diggers >), costituisce una lettura confortante in confronto con i1 silenzio quasi totale dei liber– tari spagnoli di fronte al tradimento della loro causa e della loro condi– zione da parte dei loro stessi diri– genti. Non intendo con ciò accusare i la– voratori, uomini e donne comuni, che presero parte alla rivoluzione spagnola. Credo che la maggior par– te di loro erano coraggiosi, diligenti,
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