Volontà - anno VIII - n.1 - 1 maggio 1954

liticamente o religiosamente entro gli apparati delle organizzazioni a cui aderiscono. E' vero che così ci ritroviamo molto vicini a quella specie di brava– gente che non cura di darsi etichetta ma cerca di vivere le sue giornate meglio che può, fuori delle macchine politiche spesso e (meno spesso) delle macchine religiose. Mn noi non ci contentiamo così: e proprio perciò siamo « anarchici ». 2) Ecco infatti un'altra ragione, che nasce dal contrasto di due con– :statazioni contradditorie. Noi vediamo che vivert> bene significa aver coscienza di partecipare ad un processo di costruzione d'umanità, e ci rendiamo conto che questa co- 1:ilruzione (nella <Jnale operiamo avendo coscienza che nel noslro prossimo .c'è tulio il bene e tutto il male, come in ciascuno di noi, oè meglio nè peggio) esige idee nette aderenti alla mutevole realtà quotidiana, affinchè .ne derivino in ciascuno giudizi personali decisi e quindi un chiaro operare di gruppi in sensi determ.inati. Non la contemplazione, non l'isolamento nelle iiublimità, e nemmeno le fantasie intellettuali di letti-di-Procuste per il nostro prossimo, ma un pensare-fare continuo io libertà insieme al nostro prossimo, sulla via maeslra del dare e ricevere, del tentare e sbagliare e ritentare. ·Ma d'altra parte vediamo che la costruzione d'umanità si disperde e -si annulla J:H;r ,,ia quando si tollera che alla molteplicità delle mucevoli idee personali si sovrappongano le Ideologie, cioè idee particolari d'alcuni ,cosl'ituice in corpo t,rganico e permanente che altri accettano dal di fuori -come propria norma; con che l'operare quotidiano di gruppi mutevoli se– condo 1>ropositi anch'essi molteplici si annulla nell'illusione di potenziarsi entro le Grandj.Qrganizzaz·ioni costituite che assorbono i gruppi per met– f.erli al senizio della élite elaboratrice dell'Ideologia. 3) Con <1uesto l'anarchismo si dii un eoutcnuto pratico, una bussola -cd uno stimolo, che lo distinguono nell'azione <1uotidiana non solo dagli pseudo-simili intrup1>ati nei partiti e nelle chiese ma anche dai molti che son solo brava-gente. Sul piano del nos1ro rifiuto e della nostra tensione <1uotidiana, anche noi intendiamo, come dice M.'f.B., « assumere unct ,,osi:ione ideale e mo– rale storicmnente dcfiuitu .. e bc,tterci a fo11do per essa secondo le norme eti– -clu?dcll'u,,w11ità >) che 1>ernoi si condensano nella ,iorma-anti-norma del– la libcrtrt. E, detto cosi, s'iutcnde che è una volont:, ancora generica, non esclusivauJCnte propria ~egli anarchici, pcrchè la « propria posizit>ne » pnò 11nchc concepirsi come lihernlc, come cristiana, come socialista, ed in tanti altri modi. Ma noi concepiamo la « nostra posizione )l come quella, quantitativa– mente minima eppure indispensabile, del lievito nel pane o del sale nella minestra, nel senso che ci assegniamo la resistenza continua al manifestarsi delle volontà di dominio (e delle corrispettive accettazioni di servitù) nel nostro prossimo, certi, defìniùvamcnle certi, che in questo ricorrente ri- 10

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