Volontà - anno VII - n.12 - 15 marzo 1954
parlcncva al 76,54 per cento. Del– l'ultimo grup1>O, circa la nwtà pos– sedeva uu acro o meno a lesta, in molte regioni spagnole insufficiente a sfamare la fomiglia di un conta– dino. Nelle provincie di Estrernadu– ra, Andalusia e la Mancia, settemila 1>roprie1ari, in gran parte assentei– sti, possedevano pili di quindici mi– lioni di acri. Ma il problema della terra non ,,ote,•n venir risolto nem– meno con lo spezzettamento dei lati– fondi "' la distribuzione di appczu– men1i II tuni ·i con1adini non pro– prielnri. La terra spagnola è po,,era e in C<!rl.eregioni si vede raramente la 1>ioggia, e quindi soltanto a mezzo di oprre d'irrigazione e con l'uso •~– stensivo di fortilizzanti e di moderne macchine agricole, i contadini avreb– bero 1>otu1Oricavarne ,li che cibarsi ,. un margine di guadagno per soddi– sfare altri bisogni. Distribuire la ter– ra individualmente a contadini che non hanno i mezzi per intraprende– re queste migliorie, non può portare d1e a un fallimento. Come dice Ge– rard Brenan: 1 (( Per molte delle estese regioni spagnole, l'unica soluzione possibile è quella della collettivizzazione ... Tn molte regioni gli stessi contadini so– no contrari ad essa, ma in Andalu– sia, l'ideologia anarchica ha convin– to a preferire questa .:1d altre solu- 1:ioni. E da questo fattore un go– verno ragionevole dovrebbe trame profitto. Poichè i vantaggi derivanti dallu proprietà collettiva della terra sono ('normi. Nelle condizioni attua- 1 In The Sf)(Anish tabyrint/i (nd capito• lo 1lediu10 alla riforma agraria &pagnola a cui rimandiamo ogni Jcllore t;criamente in• len:!iSato al 1>rohlema). li, ci sono braccianti che muoiono di fomf' su latifondi dove immense f•– stcnsioui di campi di grano riman– gono incolte, perchè coltivarle non rcnd,; )1. L'occu1>azione di vaste zone del– l'Andalusia da parte delle forze Ji Franco fin dai !)rimi giorni della lotta, rese impossibile in quella re– gione <1lrnlsiasi tentativo di colletti– ,,izzazioue. Ma ne abbiamo numero– si escm1)i in altre parti della Spa– ;!lla, dove i contadini OCCUJ)aronova. sii latifondi e li lavorarono coUetti• v1une111ee dove, per tulio il periodo duran1e il quale fu possibile conti– nuar'" l'espcriu1ento, tliedero di.mo – strazioni di <1ual.istupendi risuhati si possono raggiungere con questo metodo. Forse l'opera tÌi collettiviz– zazione agricola pii', eslensiva ebbe luogo in quella parie <lell'Aragona rimasta libera dal giogo di Franèo, dove si costitu.irono 1>ii1di quattro– Cé'uto collettivi comprcnden1i mezzo milione di persone. Ma ancl1e nel Levante funzionavano nel 1938 più di cinquecento collettivi. E persino in C11stiglia, che nel 1936 era ]>reva– lcnlcmente socialista, nel 1937 la Fe– derazione regionale dei contadini, affiliata alla CNT, contava 100.000 membri e 230 collet1ivi. Gaston Le. ,•111 calcola che ci.rea tre milioni di ,·ontadini, uomini, donne e ragazzi, riuscirono a mettere in 1>ratica «que. sto sistema di vita, con risultati im– mcdit1ti, senzr1 quell' abbassamento nella produzione cui generalmente !)Orlano c1uest i raggrup1>amenti nei nuovi regimi ». icIl meccanismo attraverso il quale si formarono i collettivi aragonesP 2 CASTO~ Lt:VAL. in Social Recons1ruc1ion in Spain. Londra, 1938. 621
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy