Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

cht:.•in tutte le epoche i governi hanno in ,,ario modo minacciato ed appli– cato il sislema delJa responsabilità colleuiva 1:.er tenere a Creno i ribelli, esigere le imposte, ecc. E comprendo che questo possa essere un mezzo ef– ficace di intimidazione e di oppressione. Ma come si può parlare di responsabilità collettiva tra uomini che lot– tano per la libertà e la giustizia, e quando non si può tratlare che di re-– spommbilità morale, sia essa poi seguita o no da sanzioni materiali? Se, per escmJ)io, in uno scontro con una forza armala nemica il mio vicino si conduce da codardo, il danno JnlÒ esser m.io e di tutti, ma la ver– go;!na non potrà essere che di colui che non ha avuto il coraggio di soste– nere la parte che si era assunta. Se in una cOSJ>irazioue un aCfiliato tradisce e manda in galera i suoi. compagni, saranno forse i traditi responsabili del tradimento? La « Plateforme » diceva: « Tutta l'Unione sarà responsabile dell'attività rivoluzionaria e poli– tica di ogni membro e ciascun membro sarà responsabile dell'ani, 1 ità ri– voluzionaria e 1>oli1icadell'Unione n. E' conciliabile questo con i principi di autouomi:1 e di libera inizia– tiva che gli anarchici professano? lo già risposi: « Se l'Unione è responsabile di <p1ello che fa ciascuno dei suoi membri, come può lasciare ai singoli membri ed ai vari gruppi la libertà di appli– care il programma comune nel modo che credono migliore? Come si può es– sere responsabile di un atto se non si ha la facoltà d'im1,cdirlo? L'Unione d111u1uc,e per essa il Comitato eseculivo dovrebbe son 1 egliare l'azi"one dei singoli membri e prescrivere <1uello che debbono lare o non fare; e po"i. cl1è la disa1>pro,·azione dopo il fatto non può sanare la rcs1>onsabilità J>re.– viamcnte accettala, nessuno potrebbe fare qualche cosa senza a,•ere prima ottenuto jl benesLare del Comitato. E d'altra parte, può un individuo :lC• cenare la responsabilità delle azioni di una collcttivitì1 prima di sa1>ere <1uello che essa farà, e se non può impedire che essa faccia <1uello che egli disapprova? )), Certamente io ammetto e propugno che ogni uomo il <1uale si associa con altri per cooperare ad uno scopo comune de,•e sentire il dovere di CO· ordinare le sue azioni cou <1uclle dei suoi consoci, non far nulla che nuoc– cia all'opera degli allri e quindi alJa causa connme e rispellare i patti convenuti - salvo ad uscire lealmente dalJ'associazione <1uando p~r so- 1nowcoute differenze di opinioni, o mutate circostanze, o incompalibilità tra i mezzi preferiti, la cooperazione (osse dl\•enuta impossibile o incon– veniente. Come ritengo che chi quel dovere non sentisse e non J>raticas..~ debba esser messo fuori dell'associazione. Può darsi cl1e voi, parfondo di responsabilità collettiva, intendiate a1>· punto l'accordo e la solidarietì1 che deve esistere tra i rucmbri di un'asso– ciazione. E se fosse così, la voslra es1>ressione sarebbe secondo me un'im– proprictit di linguaggio, ma in fondo si trnllerchhe solo di una queslione di parole senza im1}ortanza, e l'accordo sarebbe presto raggiunto. 539

RkJQdWJsaXNoZXIy