Volontà - anno VII - n.9-10 - 15 dicembre 1953

che non è vero che essi vogliono servirsi soltanto di leggi: io w•ra1.nente il soltmllo non ce l'ave,,o messo; ma ce l'a,,essi anche messo, non me ne pen– tirei, poiehè è noto che per i soc.ialisti democratici ogni propaganda, ogni agitazione, ogni organizzazione ha per iscopo finale la co,1quista dei poteri pubblici, vale a dire il potere di far le leggi. E la Critica Sociale, di cui l'Av(l11ti! non contesterà l'aurorevolezza, nel suo numero del 16 maggio, la– mentado che « la lott.<lelet.torale, che dovrebbe essere l'indice dell'azione e della forza del partito, è diventata quasi essa sola quest'azione e quest.a forza » giunse a dire: « astrattamente, metafisicamente, si può r~nsare che basti. Il proletario poco importa che sttppia, che capisca, clic voglia, che t1giscaesso stesso: basta che intuisca e che voti. Cosi a poco a poco diventerò maggioranza, e alt.ri />Crlui trasformetà lo Stato a suo vcmtaggio >>. E se la Critica trovava che questa verità astratta non è poi vera in concuto, era solo perchè il governo può mozzare nel pugno dei socialisti l'arma del voto ed allora il partito non sarebbe in grado di 01>porre alcuna resistenza, e, nep– pure /,o sciopero delle arti maggiori nei centri maggi.ori ». L'Avant.i! può.dire, se così gli piace, che questo<< non è vero}) c che io conosco ma]e e giudico peggio il 1>rogranuna dei socialisti democratici; ma sta il fatto che gli anarchici corn 1 engono tutti, in questa questione, nella s1essa opinione che ho espresso io e credo di essere nel vero; - dunque,. niente evoluzione nel senso che dice l'Ava,iti, Sulla questione dello Stato, avendo io affermato che lo Stato sarà sem– pre organo di sfruttamento, l' Avmui! mi accusa di essere caduto in « un e<1uivoco molto grosso» perchè ... « la lett.eratura socialista (democratica) scie,ttifìca e popolare è tutta informata al concetto che, soppressi gli anta– goni-smi di classe, scompaiono le funzioni oppressive dello Stato». Questo è infatti una cosa nota, 1:d io avevo già detto, nello stesso brano riportato ,la1- 1' Avllnti!, che secondo i socialisti democratici lo Stato diverrà, nella società futura, organo degli interessi di tutti; ma è altrenanto upto che g]i aunrchi. ci pensano (ed è J>Crquesto che sono anarchici) che lo Stato non solo « è strumento di oppressione in mano della classe dominante » ma costituisce esso stesso, col suo personale, una classe privilegiata con i suoi interessi, le sue passioni, i suoi pregiudizii particolari, e che una società in cni si fosse abolita la proprietà pri\,ata e conservato lo Stato sarebbe sempre una so– cietà basata sull'antagonismo degl'interessi, e presto vedrebbe risorgere nel suo seno, per opera e con la protezione dello Stato, il privilegio econo– mico con tutte le sue conseguenze. Non è il caso di discutere a fondo questa questione, clie l'Agitazione ha già trattata e su cui dovrà per certo ritornare continuamente, tnttandosi della base stessa del programma anarchico. Importa solo notare, per gli scopi delJa presente polemica, che se mai gli anarchici si convincessero che lo Stato può diventare un'istituzione benefica ed esistere utilmente in una società di liberi ed eguali, allora non bisognerebbe già dire che l'anarchi– smo ha evoluto ,•erso il socialismo democratico, ma semplicemente che gli 463

RkJQdWJsaXNoZXIy