Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953

cure jntelligenli degli nduhi volon– tariamente offerlisi per l' assistenza dei piccoli ospili, e son tornati alle loro famiglie in migliori condizioni fisiche e moro.li . 1 Lre turni, succedutisi nei mesi di luglio agosto e seuembre, erano ognuno composto di 14 ragazzi: al solito, masclti e femmine, provcnil'n• ti da diverse regioni d'ltafot (dalla Lombardia, clnlla Liguria, dallo. Ro.. magna, clnlla Toscana, dal Lazio, dalla Campanin, dalle Puglie, e c1ue– st'nnno nnche dnlla Sicilia) e da nm– bienti e condizioill sociali anch'essi diversi. Tutto è proceduto bene. I ragazzi sono sempre stati in ottima salute, i pili grnciJi hnnno avute 1e cure mediche del caso. Tutti hanno partecipato attivnmcntc alla vita at– tiva e spontaneamente ordinatn del– ]a Colonia. Certamente, J>ensinmo, che i ra– rrazzi abbiano portnto con sè da S9r– ~ento unn riserva di ricordi lieti. Ed anche se oe; taluni di loro il ritorno in famiglia - cioè ad una condizio– ne cli miseria talvoltn molto peno– sa - ha potuto costituire una scossa psicologica sgradita, l' effeuo finale sarit certamente buono. Potremmo dunque, parrebbe, dir– ci soddisfatti del lavoro concluso. Non siamo in,•ece soddisfotti - e « noi » significa il gruppetto di Na– poli cui è affidata la gestione prati. ca dell'iniziativa. La Colonia ha fun– zionato bene sul piano assistenziale. Ma essa va pensata in rapporto ad un progetto pili nmpio, la costitu– zione di una comimitù permanente. Ed in CJUCSto senso si sono precisate quest'anno deficienze che occorre superare. L'iniziativn ha appena tre anni di vita. Ha potuto fare il suo hn•oro senza 'finanziatori grossi, e C[llincli senza condizioni poste dal difuori. È stata portata avanti da piccoli con– tributi spontanei, e dal lavoro spon– taneo d.i un piccolo numero di ra– gazze e di giovani di. buona volontà. Quindi, se diciamo di non c.!isere sodisfatli non pensiamo perciò che ravvenire sia in pericolo. Ma av\'er• tiamo pure che non c'è attorno al– l'iniziativa queH'entusinsmo che vi era al suo nascere. Chi partecipò al convegno di Ce– senatico del 3 settembre 1950 - e furono molti, venuti da regioni di– verse d'ltnlia e mollissimi dalla Ro– magna - ricorderà che vi Cu attor– no al progetto della Colonia una gara di volontari: chi non aveva o(– !erte concrete da fare alla Cutura Co– lonia, offriva la propria collabora– zione, intelJcttualc o manuale. Ma )'interessamento, il calore e l'entu– siasmo iniziali via via diminuirono e così la Colonia, nata come inizia– Liva di molti, stn per diventnre una impresa di un ristrettissimo grup1>0 di persone. Probabilmente ciascw10 dei pre• senti a Cesenatico sogna,•n una «gran. de» Colonia che giustificasse gli sfor• zi di danaro e di lavoro che essa a– vrebbe richiesto. l\fa nel conve~o ricordato, dovemmo :i.rrenderci da– vanti alla realtà. Possihiliti1 di dare inizio al progetto di una grande Co- 1onia non ve n'erano affatto: in cir– ca un anno non avevamo potuto met– tere insieme neppure un mi I ione, ci– fra che era consolante perchè costi– tuiva la somma di tanti modesti con– tdbuti che cl"icevano il largo inte– resse che vi era a1torno all'iniziati– va, ma troppo lroppo dislante dn

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