Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953
disciplina che muoveva 1utlo il mo– vimen10 operaio e quello socialisla deUa Germania prima del 1914 e che disgrnziatmneute continuò an– che dopo. Fra Je cause eviden1i e CJUelle 1>iù recondite che impedirono alle masse lavoratrici di. mlllurnre e di essere in condizioni di 1>ortare avanti una vera ri\•oluzione, alJa socialdemocrazia spetta una grande parte delJa colpa. Essa non era stata capace, durante i decenni del suo dominio sul 1>0• 1>010,cli dargli una vera educazfone socialis1a che ]o capacitasse ad un'o– pera cos1ru1tiva in tale senso, eppoi, a rivoluzione avvenuta, a tentare di realizzare quel minimo tanto nel campo politico che in <1ucllo socia– le, che a lei ed alla sua appendice sindacale .incombeva: <1ucllo almeno de11a distribuzione della terra, della divi$ione dc]le grandi pro1>rietà ter– riere particolarmente della Prussia. Cosa che gli avrebbe permesso <li conquistare ]e masse dei piccoli e dei medi contadini, - sino allora legati agli Juncker -, alle idee e ai. 1>rinci1>idella repubblica. Ma per la \'Critil, non )a sola socialdcu10crazia portava la co.lpa del disastro rivolu– zionario, ma parte di questa colpa ricadeva anche sull'ala estrema e più radicale del movimento sociale. La socialdemocrazia aveva ridot– to tutto a funzione elettora"listica, gli ahri si erano nutriti di paroJe gros– se quanto superficiali, eppoi,<< il più terribile era che fm, i, pii,, radicali del moviment,o operaio, - ed in molti casi questo erlt quasi un luogo comune, - elevcwww ci principio lo abbandono completo di ogni loua per il mi,gliorament.o economico e politico, perchè udi lott.e nel seno della società capitalista, seco,ulo lo- ro sono compleuuncnte pri·ve di ef– ficacia e per co11segue11za, gli operai devono complewme111.e disint.eressar– sene ». In quasi tutti gli ambienti di estre– ma sinistra non si parJava che di « lotta per il ttitto » c si guardava ogni partecipazione alJe lotte per u– no scopo pratico ed immediato co– me ad una lotta eia riformisti crean– te false speranze nelle masse che po– co a poco sarebbero andate dimenti– cando il loro scopo rivoluzionario ultimo. Questa concezione, dice jJ Rocker, è basata su due fondamentali errori: « Primo, quello di ritenere che ogni miglioramento nella societ<Ì a1.t,wle sia un'opera cont.ro ri.volu.zionaria e che di conseguenze,. vada scartato, an– che perchè i cosidetti partiti operai se ne servono per portare, coll'illu– sione di u,1, mi.glioramerrto, le masse sulla, via del/ci. legge e clelle rifor– me parlcm,.enlari. J l secondo errore t.rova le sue m– dici nellci falsct concezione che ogni m.i,gliorament.o nell'esistenza del pro– lewriato nellll. società capit«listu è impossibile, in qmmt.o gli aumenti di puga tmscinuno ineviwbilmeute con loro un (ttw1.en1.odei prezzi, e che il cupiu,lism.o è obbligato dalle leggi sociali stesse u nwntenerc la. paga alla media delle necessit.<Ìdel– la vii.a. A quest.i due punt,i di vi.sta, ug– giunge il Rocker, ve ue andrebbe agggiwuo un ter::;o, di 11011, mi11ore importanza.: la convinzione che nel– la m.is ,eria si irrobustisca lo spirit.o rivoluzionario dei la.voratori, e che il nwlcontent.o contro il sist.ema llt– tuale si trasformi presto in al.to ri– voluziomtrio )). A tulli <1uesti erro– ri invece si 1>uòri1larare, dice il Ro- 425
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