Volontà - anno VII - n.8 - 15 novembre 1953
1ro invece, un giorno bisognerà ri– fare di nuovo <Juesto cammino, ma <1uesto nuovo sforzo sarà fatto, una volta di più, con il sudore e con il sangne degli uomini. No, scegliere la Ji.bcrt:, oggi non è, come J>Crmi Kravcenko, passare dal– lo stnlo dei profittatori del regime sovietico a quello dei profiuatori del regime borghese, poicbè ciò sarebbe, al contrario, scegliere due vohc la sen•ittl e, condanna ultima, sceglier– la per gli altri. Scegliere la libertà non è, come ci si ,•uol fare intende– re, sceglierla contro la giustizia. Al contrario, oggi si sceglie la libertà mettendoci accanto a coloro che o– vunque soffrono e lowmo e solo ]à: bisogna sceglierla. La si sceglie con- 1cm1>orancamente alla giustizia e or– mai non possiamo scegliere ]'una senza l':,ltra. Se qualcuno vi Logl ie il pane, sop- 1>rime nel medesimo tempo la vo– stra libertà. Ma se· <1ualcuno vi to– glie la liberti, siate s:icuri che il vo– stro pane è mirrncciato poichè non di1)cndc più da voi e dalla vostra lotta ma dall'arbitrio di un padrone. La miscr·ia cresce a misura che la li– bertà dimjnuisce e viceversa. E se questo secolo implacabile ci ha insegnato qualcosa è che fo, ri– voluzione economica. a·vverrà alla so– /(1. condizione che vi sia l<i libertcì, nello stesso modo che la libcrazio- 11e dovrà. ca11ccllarela schiavitù eco– nomicc,, Gli oppressi non vogliono essere solo liberati claUa loro fame, es.si ,•ogliono essere liberati anche dai 1oro pa.clroni. In realt.it essi sa– ranno liberati d.ill.- loro fame solo <1uando non avrnnno piì1 ragioni di temere i padroni, tutli i padroni. Aggiungerò per ter1~1inare che se- . parare la liberl.Ù dalla giustizia si- significa separare ]a cuhura dal la– voro e ciò costituisce il peccato so– cirde per eccellenza. Lo sbandamento del movimento operaio in Europa dcri,•a in par– te dal fatto che esso ha perduto 1a sua vera patria, quella da cui prendeva forza dopo tutte le di. sfatte, e che era 1a fode nella li– bertà. Parimenti il confusionismo degli intellettuali d'Europa deriva dal fatto che la doppia mistifica– zione, borghese e pseudo-rivoluziona. ria, ]i ha separati dalla ]oro unica sorgente di autenticità, il Javoro e la sofferenza di tulli, li ha tagliati fuori dai loro soli alleati natufali, i lavoratori. lo ho sempre ricono– sciuto due sole aristocrazie; quella del lavoro e queJla <lell'inteHigenza cd io so ora che è pazzesco e crimi– nale volere sottometterle l'una al– l'altra, so che esse costituiscono un'unica nobiltl,, che la loro verità e ]a loro efficacia sono nella loro u– nione, che separate si lasceranno sottomettere dalle forze delJa barba– rie, che unite, al contrario, faran– no la legge del mondo. Per <Jnesto ogni impresa che miri a spezzare la loro solidarietl, e a separar1c è un'impresa diretta contro J'uomo e le sue speranze pili suhlimi. Il pri– mo sforzo di un'impresa dittatoria– le è quella d"i assen•ire contempora– neamente il lavoro e la cultura. Bi– sogna ridurre al silenzio entrambj, seunò, i tiranni lo sanno bene, pre– sto o tardi ]'uno parlerl, per l'altro. Così ci sono, secondo me, per un ·in1ellettuale due modi oggi di tra– dire e nei due casi egli tradisce per– chè aeeeua una sola cosa: la separa~ zione del lavoro e della cultura. Il primo modo carauerizza gli intel1et- 403
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