Volontà - anno VII - n.6-7 - 15 settembre 1953

APPELLO CONTRO LA PENA DI MORTE PARVE, quasi due secolj or sono, che a bandire dal mondo civile la tortura e la pena cli morte polesse bastare la 1parola. infervorata cli umanità, di un italiano, rivolta contro e< la inutile prodigalità di supplizi, che non ha mai resi migliori gli uomini»: e che iJ libretto disarmato cli Cesare Beccaria fosse sul punto di ri– maner vincitore nella battaglia contro i pa1iboli. Ma fu illusione. Oggi la pena di morte è in pieno vigore, in Eu– ro1>a e fuori d'Europa, nella massima parte dei grandi Stati che si dicon civili: e la mudcrnit.', meccanica dell'apparato, che si sforza di mascherare da sala opera1oria l'antica camera delle torture, non serve che ad accrescere la fredda crudeltà del suppJizio, Ogni giorno, l1a oriente e da occidente, condannali che ascendono il patibolo ripropongono al mondo, nell'ultimo sguardo che ,!anno agli uomini dall'alto di quel palco, lo slesso problema ossessionan1c; che penetra nel vivo di ogni coscienza mmma, come un'accusa cli complicità. Salgono da tulle le parli parole di pace, di liberti,, di riscatto della uguale digniti1 morale cli ogni persona; ma si possono senza ipocrisia enunciare questi propositi finchè esiste nel mondo, consa– crata nei codici, la pena di morte? possono pretendere ,li chianrnrsi civili le società nelle quali l'omit:idio, solo perchè è preceduto da un simulacro di giudizio, è legitt..imato come un allo di giustizia? E si può sul serio continuare a ,-redere <·11e al male irrepar,1bile prodotto da una prima uccisione si possa rimediare c·olJa irreparabilità di una seconda, solo perchè {(uesta si ammanta d'autoflti1? Ahirné, per quante giustificazioni cerchino i giurisli, la pena di morte rimane sempre, come fu detto, « le plaisir de tuer tou proclwin en cérémo– nie »: ma non può bastare un cerimoniale d'ufficio a far cam'biare nalur.a all'assassinio. 294

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