Volontà - anno VII - n.6-7 - 15 settembre 1953

mahile lacuna sul come si debhn pas• ~are dalla società attuale dominata ila~li ap1>ara1i alla società futura sen• za di essi. Jn altre parole l'anarchi– smo si presenta senza credenzi,lli. Gli rimane pure da risolvere, ideo. logicamente e psicologicamente, il conflitto inlerno lra aspirazioni eti– che e valori dnunnrntici. Chiaro nel dichiararsi per la clifosa dell'uomo, non è chiaro quale sia l'uomo che \'UOledHcnderc, se cioè il tipo natu– rale utopico di Rousseau od uno con tulla la ricchezza dell'evoluzione sto– ric:1 (• civile nrn immune al contem• po da tulle le deturpazioni e muti• !azioni <-ausa1edagli apparnti, un li. po comunqnc che non ha C'he ben ra– ri ri:icontri nella reahi1 concreta. Si di('e pure contro la dismnanizznzio– ne dell'°t1omo cosi ovviamente in cor– eo nel nostro secolo che non v'è I.i. hcr~1intelligenza che non se ne al.lar– mi, eppure opera umana, ma non si è 1>os1Oo si rifiuta di risoh•ere il 1>roblcma secondo cui questa disu– manizz.:tzio1w potrebbe essere la con– ~cgucnza logica della supremazia del. lo spirito e1ico sul senso drammatico. Tanto lo stato infat1i, come il par– tito eh{' gli si oppone <pmndo non vi si identifica, si reggono in ragiouc di un·autorit:\ che p<'r quanto mante– nuta colla soppressione d'ogni voce dtè la ponga in questione non man. ca mai di giustificarsi in nome del– l'etica. Tutto il loro formidabilissi• mo potere è dirclto a sostenere <1uc– $l'au1ori1à a caratlerc clico, mentre d"altra 1}11r1c tulio il loro potere di– pcndr dall'au1ori1:1, dal fatto cioè d1e si crede all'eticità del loro esse• re e del loro agire. li follo che una tale autoritù sia ottenuta con mezzi 1u11·a1tro che etici, colla violenza o fomcnlando ossessioni collet1ive, non loglic nulla alla loro pretesa, ma 1>rova 8olo che la coscienza etica della socielù è J)O\•era cosa, corrotti• bile cd imbelle. Stato e partito insi– stono sul carattere strumentale e temporaneo della loro prassi delit– tuosa richiaurnndosi al fine etico a cui dicono di dovere la 1>ropria esi– stenza. Ebbene, supponiumoli vinci– tori cli lutti i loro nemici cd eccoci anlomaticamcnte in presenza della socic1à etica perfetta, e 1)iì1uon c'è bisogno eh' essi comrnellauo delitti. h, 1:dc socie1ù, però, sar~1necessario che sia so1•11ressoc·omplctamcntc il senso dr:unnrntico tiella vita e cioè l'inluizione del destino come battn– glia del volere individuo e soppressa con casa la sorgcnlt d'ogni rivolta at– tuale o in potenza. l\on t} per .ivanzare uu paradosso che diciamo che il trionfo assoluto dello staio totalilario, disum~mizzan. do l'uomo, assicurerebbe la condi– zione etica pcrfoi1a. Lo staio totali– tario infoltì non farebbe che portare sul piano sociale e di fatto un'aspirn– zione implicita nella morale inclivi. duale della maggioranza delle gnm• di religioni. Poichè esse insegnano che la salvezza individuale consiste nella negazione totale del pro1)rio \'olere, nella libcrnzione da ogni <Jc· sidf'rio, da ogni finali1i1 personale, in tdtre 1>arole, <la ogni destino cor– rispondcnlc al carallcrc, all'unicità di ogni indivitluo. D'ahra parte l'e– lica derivala dalla r•sicanalisi sugge. rÌS<'(•le stesse rinuncio, beuchè am• mclln il compromesso, ciò che racco• manda è l'atla1tamen10 alla società così come si trova organizzala e quindi all'azione dei suoi apparnli. Quella infine delle religioni secola– ri, come il comunismo, domanda Ja 357

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